LA CRISI DELL’EUROPA: I TRISTI SCENARI DI FRONTE AL VECCHIO CONTINENTE
Nubi nere si addensano sui cieli d’Europa. Nubi metaforiche, ovviamente. Nubi che appaiono come un cattivo presagio per il futuro ed il destino del vecchio continente. Mai come in questo periodo Bruxelles si e’ trovata in difficolta’. E mai cosi tanto in crisi d’identita’. Stretta tra l’incudine ed il martello, tra il mondo che e’ stato e quello che sara’. Tra l’occidente in declino e l’oriente che avanza prepotentemente sulla scena geopolitica mondiale. Di questo scontro titanico essa sembra essere l’ambita preda. Tanto ambita da essere al centro di ogni considerazione geoeconomica, geopolitica e geostrategica dei due contendenti. Questo per il suo peso economico e per la sua rilevanza geografica che le conferisce un’importanza geostrategica fondamentale per chiunque voglia dominare il continente euroasiatico.
LA CRISI DELL’EUROPA: DIVERGENZA DI INTERESSI TRA LE DUE SPONDE DELL’ATLANTICO.
La crisi dell’Europa oggi appare evidente soprattutto per un aspetto. Essa e’ schierata con USA e Gran Bretagna nella guerra in atto contro la Russia ma i suoi interessi non convergono pienamente con quelli di Washington e Londra. Su alcuni dossier essi sono addirittura divergenti. Questo ha posto il vecchio continente in una situazione paradossale. L’Europa infatti sta sostenendo i desiderata anglosassoni senza che cio’ comporti dei reali benefici alla propria economia o ai suoi interessi strettamente geopolitici. La distruzione dei gasdotti northstream, ad esempio, ha eliminato qualsiasi possibilita’ di forniture di gas a basso costo dalla Russia su cui la Germania aveva investito in modo convinto nel recente passato. Tali forniture saranno sostituite in buona parte con gas proviente dagli Stati uniti d’America ad un prezzo piu’ che doppio rispetto a quello del gas russo. E’ evidente che cio’ non puo’ essere nell’interesse dell’Europa ( ed della Germania in special modo). dal momento che aumenta in modo sensibile il costo della bolletta energetica e perche’ rende i prodotti europei ( con costi di produzione piu’ alti in conseguenza dell’aumento della materia prima) meno competitivi sul mercato mondiale. Anche la chiusura piu’ o meno totale dei rapporti economici di Bruxelles con Mosca non giova allo sviluppo ed alla prosperita’ dell’Europa dal momento che i costi delle materie prime russe ( l’Europa non importava solo gas dalla Russia ma una miriade di materie prime tra cui petrolio e carbone) erano molto favorevoli per il vecchio continente e da ora in poi non lo saranno piu’. Mentre diverranno disponibili, in misura pressoche’ illimitata, per le potenze commerciali rivali (Cina ed India in primis). Tutto cio’ sta quindi creando uno svantaggio competitivo per l’industria europea che pone dei forti interrogativi sul percorso geopolitico intrapreso da Bruxelles al seguito di Washington e Londra. Il futuro non appare roseo per il complesso industriale europeo che potrebbe perdere la sfida della competitivita’ sui principali mercati mondiali. Trovera’ l’ Europa fonti di approvvigionamento alternative a quello oggi esistenti ? Bella domanda. Sembra essere questa oggi,e non a torto, la maggiore preoccupazione di Bruxelles. Tanto piu’ che che la fornitura di materie prime dai paesi degli ex imperi coloniali ( francese ed inglese in primis) potrebbe essere a rischio nel prossimo futuro. Cerchiamo di capirne il perche’.
LA CRISI DELL’EUROPA E DELLA GRANDEUR FRANCESE: L’OFFENSIVA RUSSA E CINESE NELL’EX AFRICA COLONIALE FRANCESE
La crisi dell’Europa appare molto grave anche sul continente africano e questa e’ una cosa piuttosto preoccupante dal momento e’ proprio nel continente nero che l’ Europa vanta ancora forti interessi neocoloniali. E’ da qui che l’ Europa attinge buona parte delle materie prime di cui ha bisogno. In particolare e’ nell’ ex Africa coloniale francese che il vecchio continente vanta interessi neocoloniali molto forti. Ed e’ proprio qui che la Russia, soffiando sul profondo sentimento antifrancesi di questi paesi, ha promosso dei regime change molto pericolosi per Bruxelles. Cio’ e successo in Mali, nella Repubblica Centrafricana e nel Burkina Faso. Ma ci sono informazioni del fatto che Mosca stia lavorando per promuoverne altri nei paesi limitrofi. I tentacoli delle piovra russa si stanno allungando in modo pauroso sul continente africano e cio’ rappresenta una minaccia esistenziale per il vecchio continente che potrebbe essere privato di quella che e’ ,de facto, da secoli una suo una sua “zona economica esclusiva”. Con tutte le risorse economiche di cui abbonda questa macroregione. Cio’ sarebbe disastroso per la politica di grandeur che Parigi persegue da secoli e porrebbe una seria ipoteca sul ruolo di grande potenza della Francia nel mondo. Alla luce di questi sviluppi geopolitici sul continente nero e’ facile ipotizzare che presto vedremo svilupparsi veri e propri conflitti che aggraveranno ancor di piu’ lo scenario economico e sociale di questa martoriata parte di mondo. Un simile scenario sara’ del tutto verosimile se la guerra in Ucraina prendera’ una brutta piega per l’occidente e per la NATO. Se infatti Mosca riuscira’ a prevalere e si riappropiera’ delle risorse economiche di Kiev per l’Europa potrebbe essere un passaggio obbligato quello di una guerra per le risorse. Il disperato bisogno di materie prime a basso costo per l’industria di trasformazione europea potrebbe portare Bruxelles (insieme a Washington e Londra) a scelte dolorose in politica estera. Ma avranno la forza di ristabilire la propria influenza sul continente nero ? Difficile a dirsi . Dalla cartina allegata a questa’articolo (che ha per oggetto la spartizione coloniale dell’Africa da parte delle potenze europee nella prima meta’ del XX secolo) si puo’ evincere come la situazione geopolitica del continente nero sia radicalmente mutata nel corso degli ultimi decenni. Oggi la presenza europea sul continente nero e’ stata profondamente ridimensionata. Tutta la sua parte centro-meridionale e’ sotto l’influenza economica cinese mentre quella settentrinale e centro-orientale ha visto negli ultimi anni una fortissima avanzata dell’influenza russa. E Mosca, non paga di cio’, sembra ora mirare all’Africa occidentale ( corrispondente per lo piu’ all’Africa coloniale francese) nell’intento di privare l’Europa della sua piu’ importante “zona economica esclusiva” e delle materie prime a basso costo di cui ha disperato bisogno.
LA PROGRESSIVA PERDITA DI POTERE DEL VECCHIO CONTINENTE
La crisi dell’Europa sembra quindi essere connessa alla perdita di potere che il vecchio continente sta subendo, in modo lento ma inesorabile, anno dopo anno. La sfida dell’espansionismo economico sinorusso non sembra meno grave della dipendenza di Bruxelles dalla politica estera di Washington e Londra che la obbligano a scelte dolorose in politica estera. Dolorose, perche’ non aderenti ai propri interessi. Dolorose, perche’ pongono dei seri interrogativi sul futuro dell’economia e del sistema produttivo del vecchio continente. La nostra speranza e’ che a Bruxelles inizino a porre attenzione a tali criticita’. Altrimenti il vecchio continente potrebbe aver condannato il proprio futuro.
LA CRISI DELL’EUROPA:CONCLUSIONI.
La crisi dell’Europa e’ oggi piu’ acuta che mai. Da una parte essa e’ provocata dall’ascesa della Cina e dal ritorno della potenza russa sullo scacchiere geopolitico internazionale che minacciano gli interessi economici europei in diverse zone del mondo ove l’Europa esercita ancor oggi prerogative neocoloniali (soprattutto nell’ Africa coloniale francese). Dall’altra essa sembra determinata dall’incapacita’ di Bruxelles ,ancor oggi, di affrancarsi dalle direttive di Washington e Londra in politica estera. Lo si e’ visto benissimo nel confronto in corso con la federazione russa per il controllo dell’Ucraina. Non diciamo che in tale confronto l’Europa ha tutto da perdere ( nel caso di vittoria dell’Ucraina nella guerra in corso l’Europa si assicurerebbe il controllo , insieme a Washington, delle risorse agricole e minerarie del paese slavo con tutte le conseguenze benefiche per l’economia europea che abbiamo gia’ esaminato in altri articoli) ma che comunque rischia grosso. Rischia grosso perche’ a prescindere da come il conflitto finira’ essa ha perso il suo principale fornitore di materie prime a basso costo ( che ora vendera’ la sue enormi risorse ai paesi concorrenti fornendo loro un vantaggio competitivo in campo commerciale molto problematico per l’economia del vecchio continente). Rischia grosso, inoltre, perche tale ex fornitore privilegiato di materie prime ora minaccia in modo ancora piu’ aggressivo la propria “zona economica esclusiva” in Africa e se avra’ successo in questo intento l’Europa sara’ privata delle preziose risorse di questa macroregione. Rischia grosso, infine, perche’ e’ improbabile ,per come si sono messe le cose nell’Europa orientale, che la coalizione occidentale possa vincere militarmente in Ucraina (anche in considerazione di fattori storici e geostrategici analizzati in altri articoli di questo blog). Non sappiamo bene che calcoli si son fatti i burocrati di Bruxelles. Forse gli e’ sfuggito qualcosa. O, forse, e’ sfuggito a noi. Per il bene del nostro venerando continente, speriamo nella seconda ipotesi.