FINE DELL’IMPERO ROMANO.ANALISI, CAUSE E CONSEGUENZE: FISIONOMIA ECONOMICA E PROFILO STORICO DELL’IMPERO ROMANO
Quella dell’impero romano e’ stata senza dubbio una delle realta’ geopolitiche piu’ importanti della storia umana. E questo non solo per il fatto di aver esteso il suo dominio su quasi tutto il mondo allora conosciuto ma anche per l’enorme influsso che seppe esercitare anche dopo il suo crollo e la sua dissoluzione. Crollo che avvenne nella parte occidentale dello stesso molto prima che in quella orientale. E non a caso. Dal momento che nella prima si riscontrava un’economia molto meno florida rispetto a quella della sua parte orientale. Questo e’ un aspetto essenziale per comprendere perche’ l’impero romano d’oriente visse molto piu’ a lungo dell’impero romano d’occidente (divisione che fu effettuata e formalizzata dall’imperatore Teodosio nel 395 d.c.). Quest’ultimo era caratterizzato da un’economia agraria basata sui grandi possedimenti fondiari e sulla rendita che quest’ultimi generavano alla classe dei grandi possidenti terrieri (e al cui lavoro badava “un esercito” di schiavi senza diritti e sostanzialmente senza capacita’ di spesa). Il suo tessuto economico risultava quindi poco dinamico e del tutto sterile per quanto riguardava la produzione di ricchezza e la mobilita’ sociale (ovvero non fu possibile la creazione di un classe media dedita e propensa all’attivita’ commerciale). Contrariamente a quanto si riscontrava nella parte orientale dell’impero dove invece il commercio era molto attivo ed era in grado non solo di generare ricchezza mobiliare (ovvero creare capitali) ma anche un tessuto sociale dinamico e molto attivo dal punto di vista della produttivita’ (fu questo uno dei fattori di forza che consenti all’impero romano d’oriente di sopravvivere molto piu’ a lungo di quello d’occidente, ovvero fino al 1453). Lungi dall’essere molto diversi solo da un punto di vista culturale (la parte occidentale dell’impero era di lingua latina mentre quella orientale di lingua e cultura greca) la parte orientale ed occidentale dell’impero risultavano molte diverse anche da un punto di vista economico e della distribuzione della ricchezza. Se ne deduce che la debolezza economica dell’impero romano d’occidente fu uno degli elementi che ne determinarono il collasso. Anche in conseguenza di una politica monetaria espansiva che distrusse progressivamente il valore della moneta e che fu necessaria, a partire dalla meta’ del II secolo d.c,, allorche’ aumentarono in modo esponenziale le spese militari e l’assenza di conquiste impedi’ di sfruttare una delle leve economiche piu’ importanti per ogni grande impero: Il bottino di guerra. Roma ne aveva attinto in seguito alla sua vittoria su Cartagine, all’annessione dell’Egitto ed alla conquista della Dacia. Queste tre conquiste non ampliarono solo la base territoriale dell’impero ma garantirono anche immense entrate economiche con cui si risano’ il bilancio statale. Ma dopo la conquista della Dacia (avvenuta sotto Traiano che ne depredo’ le ingenti riserve di oro) Roma non pote’ piu’ attingere allo sfruttamento delle risorse di altri paesi in quanto non vi furono piu’ espansioni territoriali significative. Il che aggravo’ la crisi economica dell’impero. Che, a conti fatti, fu la principale causa, assieme all’anarchia militare che si verifico’ dal II secolo d.c., del crollo dell’impero romano d’occidente.
FINE DELL’IMPERO ROMANO.ANALISI,CAUSE E CONSEGUENZE: L’IMMENSITA’ DELL’IMPERO ED IL RUOLO DELL’ ESERCITO AL SUO INTERNO
L’impero romano raggiunse, nel momento della sua massima espansione sotto Traiano, delle dimensioni veramente impressionanti. All’inizio del II secolo d.c. si estendeva su una superficie di circa 4.500.000 kmq. Gestire la macchina statale di un simile costruzione geopolitica non risulto’ affatto semplice. Ne fu semplice gestire l’esercito al suo interno. C’e da dire che i confini orientali dell’impero, a partire dalla meta’ del II secolo d.c., furono sotto costante pressione di popolazioni bellicose ed aggressive che ne minacciavano costantemente l’integrita’ . Questo vale tanto per i confini asiatici (dove la minaccia fu rappresentata dai Medi e dai Parti) quanto per quelli europei che furono messi sotto costante pressione dai Germani (spinti ad ovest, a ridosso dei confini dell’impero, dall’avanzata degli Unni nell’Europa orientale). Tali minacce richiesero non solo un massiccio impegno economico che gravo’ in modo pesante sulle finanze dell’impero ma anche una mobilitazione militare permanente che concentro’ nelle mani delle varie legioni (in particolar modo quelle dislocate in Asia minore, piu’ bellicose e preparate alla guerra dal momento che erano costantemente impegnate in battaglia lungo i confini orientali dell’impero) un potere tale da permettere ai diversi generali alla loro guida di ribellarsi all’autorita’ dell’imperatore e disporne a loro piacimento (se non ucciderlo e prenderne il posto) . Tale stato di cose fu una delle cause principali del collasso dell’impero romano. Dal momento che il potere centrale dovette subire l’insubordinazione di molte province ribelli ed il conflitto fra il centro e la periferia dell’impero divenne sempre piu’ insanabile nel corso degli anni. A tali conflitti di potere si aggiunse il depauperamento della forza lavoro nella grande proprieta’ fondiaria a causa dell’arruolamento forzato di una quantita’ sempre maggiore di braccianti dediti al lavoro dei campi. Cosa che danneggio’ principalmente l’economia della parte occidentale dell’impero per i motivi sopra esposti. In sintesi l’indebolimento del potere centrale e la conseguente anarchia militare (che si materializzo’ in modo drammatico a partire dalla seconda meta’ del II secolo d.c.) consumarono l’impero dall’interno e gettarono le basi per il collasso dello stesso. A poco valse il tentativo di decentramento amministrativo di Diocleziano (noto con il nome di tetrarchia). La divisione politico-amministrativa dell’impero in quattro parti non riusci’ a sanare i contrasti ed i conflitti di potere all’interno di quest’ultimo. L’immensita’ del quale rendeva impossibile un gestione centralizzata dello stesso.
FINE DELL’IMPERO ROMANO. ANALISI, CAUSE E CONSEGUENZE: IL CRISTIANESIMO, LE INVASIONI BARBARICHE ED IL COLLASSO DELL’IMPERO ROMANO
Si e’ molto dibattuto su quanto la diffusione del cristianesimo abbia influito sulla solidita’ dell’impero e sul suo definitivo collasso nel corso della seconda meta’ del V secolo d.c.. Certamente la questione confessionale ebbe un ruolo importante nel minare la solidita’ e la coesione sociale all’interno della compagine imperiale. E le persecuzioni divennero sempre piu’ feroci man mano che la diffusione della religione monoteista cristiana attecchi’ nel tessuto sociale dell’impero ( soprattutto in contesto plebeo). Ma il conflitto confessionale non puo’ essere certamente additato come motivo rilevante per il collasso dell’impero. Fu senza dubbio un fattore di debolezza che indeboli’ Roma al suo interno. Ma senza la dinamica economica ed inflattiva (in conseguenza all’emissione incontrollata di moneta,) e l’anarchia militare che maturarono in seno all’impero dalla seconda meta’ del II secolo d.c., e’ lecito pensare che Roma avrebbe potuto conservare ancora a lungo il proprio potere. Anche in caso di crisi e guerra confessionale. La contingenza storica che vide irrompere le popolazioni barbariche sui confini dell’impero incontro’ quindi il favore di un sistema di potere alquanto logoro se non definitivamente consumato. E non basto’ la strategia dell’ hospitalitas per placare le brame di potere di questi popoli tanto selvaggi quanto guerrieri. Soprattutto nel momento in cui gli fu chiaro quanto l’impero fosse logoro e sfinito. Tale consapevolezza li spinse fino al saccheggio della stessa Roma. Il sacco di Roma ad opera dei Goti di Alarico (410 d.c.) fu un evento emblematico. E decreto’, assieme al collasso ed al disfacimento dell’impero, anche la fine di un’epoca storica. L’epoca del dominio romano sul mondo allora conosciuto. Le conseguenze di tali sviluppi furono semplicemente impressionanti. L’impatto delle invasioni non riguardo’ solo l’esistenza dell’impero romano d’occidente in quanto entita’ geopolitica (che cesso’ di esistere, come tale, nel 476 d.c.) ma anche della struttura economica, politica e sociale sino ad allora esistente. In conseguenza delle invasioni, infatti, si assistette allo spopolamento delle citta’ ed alla dispersione in campagna di gran parte della popolazione dell’Europa occidentale. Tale processo di ruralizzazione fu la premessa per la creazione di un sistema economico ad economia di sussistenza, molto diverso dal modello capitalistico dello stato romano. Fu il modello economico dell’alto medioevo. Basato sull’economia curtense e sui rapporti di vassallaggio. Altrimenti noto con il nome di feudalesimo. Fu questo modello politico. sociale ed economico che caratterizzo’ la realta’ delle varie entita’ geopolitiche che presero il posto dell’impero romano d’occidente in seguito alla sua dissoluzione (Il regno franco nell’Europa centrale, il regno dei Burgundi nella valle del Rodano, i regni dei Goti in Italia ed in Spagna). Il che la dice lunga sulla reale portata storica dell’evento e sulle conseguenze che questo ebbe, inevitabilmente, in tutta Europa.