La geopolitica degli stretti (colli di bottiglia): analisi del confronto economico e strategico fra Stati Uniti e Cina per il controllo delle principali rotte del commercio mondiale

Nel mondo globalizzato del XXI secolo, dove oltre il 90 % del commercio marittimo transita via mare, gli “stretti” – ossia quei passaggi stretti e strategici che fungono da colli di bottiglia per le rotte del commercio internazionale – acquistano un’importanza geopolitica cruciale. Paesi come gli Stati Uniti e la Cina giocano una partita globale di influenza, proiezione marittima e controllo delle vie di comunicazione marittima (sea-lines of communication, SLOC) che essenzialmente passa proprio per questi passaggi stretti.

In questo articolo analizzeremo:

  • Che cosa sono gli stretti o choke points marittimi e perché sono strategici

  • Quali sono i principali stretti nel contesto Euro-Asia e Indo-Pacifico

  • Perché la Cina considera vulnerabili le sue rotte (il cosiddetto “dilemma di Malacca”)

  • Qual è la strategia degli Stati Uniti per mantenere la supremazia marittima e il libero flusso delle rotte

  • Come il confronto USA-Cina si gioca anche sul “terreno” degli stretti: militarizzazione, infrastrutture, alleanze regionali

  • Quali rischi e scenari geopolitici emergono da questa competizione.


1. Il concetto di stretto marittimo (choke point) e perché conta

Un “stretto” (o collo di bottiglia marittimo) è quella porzione di mare relativamente stretta fra due terre che funge da passaggio obbligato per navi mercantili, petrolifere, gasifere e per rotte navali strategiche. Il controllo o la minaccia di un’interruzione in questi passaggi può avere effetti drastici sul commercio mondiale, sul flusso energetico e quindi sulla stabilità economica e strategica.

Ad esempio, secondo un report dell’Institute for National Security Studies (INSS), molti degli “accessi strategici marittimi” del mondo passano per stretti controllabili o sensibilmente vulnerabili in termini geopolitici. 
Fra questi: lo Stretto di Malacca, lo Stretto di Hormuz, Bab el Mandeb, lo Stretto di Sunda/Makassar e altri.

Dal punto di vista commerciale e strategico, i motivi per cui gli stretti contano sono molteplici:

  • concentrazione del traffico navale: elevate quantità di merci, petrolio e gas passano attraverso pochi punti fisici

  • vulnerabilità fisica e strategica: restrizioni spaziali rendono più facile intervenire – bloccare, minacciare, militarizzare

  • leva geopolitica: uno Stato che può influenzare o controllare un passaggio chiave acquisisce potere sugli attori dipendenti dal passaggio

  • infrastrutture correlate: porti, basi navali, sorveglianza, monitoraggio marittimo, logistica secondaria.

In sintesi, gli stretti non sono solo vie di navigazione, ma nodi strategici in cui si intersecano interessi economici, militari e politici.


2. I principali stretti strategici nell’Indo-Pacifico e l’“arco” della Cina

Affinché possiamo comprendere la posta in gioco per la Cina e gli Stati Uniti, è utile mappare i principali stretti che interessano la regione Indo-Pacifico e le rotte fra Asia, Medio Oriente, Europa e Africa:

  • Stretto di Malacca fra la penisola malese e l’isola di Sumatra: uno dei passaggi più trafficati al mondo. 

  • Stretto di Hormuz che connette il Golfo Persico all’Oceano Indiano: vitale per le esportazioni di petrolio. 

  • Bab el‑Mandeb, ingresso/uscita del Mar Rosso verso Suez: un’altra via strategica fra Asia, Africa ed Europa. 

  • Altri stretti minori ma significativi come lo Stretto di Sunda, quello di Makassar, la prima e seconda catena di isole che circondano la Cina (First Island Chain) etc.

2.1 Il “dilemma di Malacca”

Per la Cina, in particolare, lo Stretto di Malacca rappresenta una vulnerabilità strategica nota con il termine “Malacca Dilemma” (Malacca Dilemma).
Si stima che:

  • una parte importante delle importazioni energetiche cinesi (petrolio, gas) traversi tramite questo stretto;

  • una gran parte del commercio estero marittimo cinese passi attraverso questo passaggio;

  • in caso di interruzione – per ragioni naturali, accidentali o di conflitto – la Cina potrebbe trovarsi in difficoltà.

Per aggirare questo problema, la Cina ha avviato strategie come le pipeline terrestri (es. via Myanmar), corridoi alternativi e investimenti nella “String of Pearls” (una serie di porti e basi nel Mar Indiano) che mirano a ridurre la dipendenza dallo stretto.

2.2 Il paradigma della “first island chain”

Dal punto di vista della proiezione navale, gli analisti americani (e non) identificano la “First Island Chain” – la catena di isole che va dal Giappone, Taiwan, Filippine, fino a Borneo e Indonesia – come un barrieramento naturale alla proiezione della marina cinese verso l’Oceano Pacifico e Indiano.
Questo significa che la Cina è “incuneata” fra queste isole e i punti di uscita al mare aperto, e gli USA puntano a contenere proprio attraverso quella catena la capacità cinese di uscire dai suoi mari costieri e acquisire libertà strategica.


3. Il ruolo degli Stati Uniti: supremazia marittima, alleanze e infrastrutture

Gli Stati Uniti, storicamente, hanno dominato gli oceani – tramite la marina (US Navy), le basi navali all’estero, gli alleati marittimi – garantendo il libero flusso del commercio marittimo e, al tempo stesso, esercitando un’influenza strategica globale.

3.1 Supremazia navale e difesa delle linee di comunicazione

L’US Navy ha la capacità di pattugliare, intervenire e sostenere operazioni in quasi tutti gli oceani, il che consente agli USA di intervenire nei choke points marittimi in modo da garantire o assicurarsi che non vi sia monopolio di fatto da parte di un’altra potenza. Ad esempio, il controllo delle rotte via Stretto di Malacca o via Bab el-Mandeb è parte della strategia americana. 

3.2 Alleanze regionali e accordi bilaterali

Gli USA hanno coltivato alleanze strategiche: con Singapore, Malaysia, Filippine e altre nazioni del Sud-Est Asiatico nel contesto della strategia Indo-Pacifico, permettendo porti, basi navali, sorveglianza marittima e accordi di accesso navale.

3.3 Infrastrutture e reti globali

Oltre alla dimensione militare, gli USA guardano alla dimensione infrastrutturale: porti, rotte marittime, cavi sottomarini, logistica globale. Il mantenimento della catena logistica globale è vitale sia per l’economia americana sia per la sua proiezione strategica. In questa luce, il ruolo degli USA è quello di garantire che nessun’altra potenza – in primo luogo la Cina – acquisisca un controllo talmente forte delle infrastrutture marittime da limitare la libertà americana o quella degli alleati.


4. La strategia della Cina: proiezione marittima, rotte alternative e infrastrutture globali

La Cina è diventata una potenza marittima da primato, e il suo interesse nei confronti degli stretti e delle rotte marittime deriva da diversi fattori: crescita economica, importazione di energia, esportazione di manufatti, ambizione geopolitica.

4.1 Dipendenza dalle rotte marittime e vulnerabilità

Come accennato, la Cina importa grandi quantità di petrolio e gas tramite rotte marittime che attraversano stretto malleabili. La vulnerabilità è tale che Pechino ha definito il suo “Malacca Dilemma”. Per questo sta cercando di diversificare: pipeline terrestri, corridoi logistici alternativi, rotta artica, porti lungo la “Belt and Road initiative”.

4.2 La “String of Pearls” e la rete di porti globali

Un concetto strategico legato alla Cina è la cosiddetta String of Pearls: una serie di porti, basi navali e infrastrutture nel Mar Indiano (Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh, Maldive) che permetterebbero alla Cina di uscire dal recinto del Mar Cinese Meridionale e garantire una presenza logistica nel teatro indiano-oceano.

La strategia porta con sé due obiettivi: assicurare rotte alternative, e costruire una rete infrastrutturale che dia alla marina cinese e alla logistica commerciale cinese un vantaggio strategico.

4.3 Investimenti e infrastrutture globali

La Cina investe massicciamente in porti, infrastrutture marittime e corridoi logistici: ad esempio, tramite la sua iniziativa della “Belt and Road” e il “Digital Silk Road”, mira a controllare una quota rilevante delle infrastrutture globali del commercio marittimo. Questo non riguarda solo traffico di merci, ma anche potenziale supporto logistico militare.

4.4 Verso il dominio marittimo: strategie navali e geopolitiche

La Cina ha incrementato la propria flotta, capacità sottomarine, missilistiche e ha posto l’obiettivo di diventare una potenza navale di proiezione globale. Nel contesto degli stretti, ciò significa tentare di ridurre la propria vulnerabilità e aumentare la capacità di influenza sulle vie marittime chiave – e quindi anche, indirettamente, sulla capacità degli Stati Uniti di esercitare controllo marittimo.


5. Il confronto USA-Cina sugli stretti: dimensioni principali

Analizziamo ora quattro dimensioni in cui il confronto si gioca concretamente nel contesto degli stretti e delle rotte marittime.

5.1 Controllo fisico e pattugliamento

Gli USA mantengono una presenza navale e di intelligence capillare nei choke points: marittimi, stretti o canali. Ciò dà loro la capacità di intervenire rapidamente, controllare flussi, esercitare influenza e, in caso estremi, interrompere rotte o usare la minaccia della interruzione come leva.

La Cina, da parte sua, cerca di costruire infrastrutture che le consentano un accesso e un’influenza diretta su questi passaggi o su rotte alternative in modo da neutralizzare la supremazia americana.

5.2 Infrastrutture, logistica e porti

L’uno (USA) favorisce alleanze e infrastrutture lungo le rotte marittime; l’altro (Cina) investe in porti e reti globali che possono servire da basi avanzate o hub logistici. Il controllo di un porto strategico o di infrastruttura marittima in prossimità di uno stretto può determinare un vantaggio strategico. Ad esempio, la Cina sta acquisendo o controllando porti in tutto il mondo che possono fungere da “avamposti”.

5.3 Dipendenza energetica e vulnerabilità strategica

Le rotte che attraversano gli stretti sono vitali per l’energia cinese. Se gli USA o gli alleati riescono a ostacolare questi passaggi o a minacciare la loro apertura, possono colpire un punto di vulnerabilità della Cina. La Cina, di contro, cerca di ridurre questa vulnerabilità diversificando le rotte. Questo significa che la competizione si gioca anche sul tempo, sul costo della logistica, sulla capacità di bypassare o resistere a un blocco stretto.

5.4 Alleanze regionali, diplomazia e diritto marittimo

Il controllo degli stretti non è soltanto militare, ma anche diplomatico: accordi con gli Stati che detengono le coste degli stretti, basi navali, diritti di transito, cooperazione navale, intelligence, esercitazioni congiunte. Gli USA hanno lavorato molto in questo campo; la Cina cerca di rompere le alleanze o inserirsi nei partner degli Stati costieri. Il Diritto internazionale del mare (Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, UNCLOS) fornisce un quadro, ma l’effettiva capacità di farlo rispettare è spesso funzione del potere navale.


6. Focus sullo Stretto di Malacca: epicentro della competizione

Lo Stretto di Malacca merita un’analisi particolare in quanto vero epicentro strategico della competizione marittima asiatica.

6.1 Dati strategici dello Stretto

  • È uno degli stretti più trafficati del mondo: si stima che milioni di tonnellate di merci e petrolio passino ogni anno.

  • Al suo passaggio transita una quota significativa dell’import energetico cinese (es. petrolio dal Golfo Persico).

  • La larghezza e profondità in alcuni punti è talmente ristretta da rappresentare un possibile collo di bottiglia: ad esempio, channel vicinanze Singapore.

6.2 Le vulnerabilità cinesi

La Cina è consapevole del rischio che uno stretto come Malacca o altri passaggi possano essere bloccati o monitorati da forze ostili. Per aggirare ciò, Pechino ha intrapreso diverse azioni:

  • Diversificazione delle rotte alternative (pipeline terrestri, rotta artica, corridor Pakistan-Cina)

  • Investimenti in infrastrutture nei porti lungo la “String of Pearls” per avere più uscite marittime

  • Incremento della capacità navale e di anti access/area denial (A2/AD) nei mari contigui.

6.3 Il ruolo degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti riconoscono lo Stretto di Malacca come nodo strategico:

  • cooperazione con Singapore, Malaysia, e altri Paesi del Sud Est Asiatico per accordi di accesso navale.

  • mantenimento di una presenza navale e delle capacità di proiezione nella regione Indo-Pacifico.

  • attenzione a garantire che il libero flusso non sia monopolizzato da un attore regionale unico o dipenda da un solo Paese (in questo caso la Cina).

6.4 Potenziali scenari nel Malacca

Alcune possibili evoluzioni geopolitiche riguardano lo Stretto di Malacca:

  • Pericoli di blocco o interruzione in caso di conflitto regionale, pirateria o instabilità politica nei Paesi costieri

  • Aumento delle tariffe di transito o dei costi di assicurazione in caso di tensioni, che aumenterebbero il costo per la Cina dell’import energetico

  • Incremento della militarizzazione intorno allo stretto (sia navigazione di guerra, basi navali, sorveglianza)

  • Spostamento del traffico verso rotte alternative più lunghe e costose, penalizzando l’efficienza commerciale cinese.


7. Altri stretti critici e rotte alternative

Oltre al Malacca, esistono altri stretti e rotte marittime che sono centralissimi nella competizione geopolitica e nell’orientamento strategico USA-Cina.

7.1 Stretto di Hormuz

Lo Stretto di Hormuz è il passaggio per eccellenza dell’energia dal Golfo Persico verso l’oceano. La Cina (e non solo) è dipendente da questa via. Se questo fosse compromesso, l’impatto sul commercio e sui prezzi dell’energia sarebbe enorme.

7.2 Bab el Mandeb e Suez

Il Bab el Mandeb collega il Mar Rosso all’Oceano Indiano e quindi alla via via al Mediterraneo tramite il Canale di Suez: un’altra via cruciale per il commercio globale. Qualsiasi instabilità qui (come attacchi, pirateria, blocchi) impatta sulle rotte verso Europa, Asia e Africa.

7.3 Rotte alternative, artico, pipeline terrestri

La Cina sta esplorando rotte alternative per ridurre la sua vulnerabilità marittima: ad esempio la rotta nord-artica che accorcia i tempi via mare verso l’Europa, o corridoi terrestri e pipeline che bypassano alcuni stretti chiave.
Tuttavia, queste alternative hanno limiti: costi più elevati, infrastrutture ancora da completare o in contesti più complessi.


8. Rischi, implicazioni e scenari futuri

La competizione fra Stati Uniti e Cina per il controllo – o quantomeno la capacità di influenzare – gli stretti strategici e le rotte marittime globali comporta una serie di rischi e implicazioni:

8.1 Rischi di conflitto e militarizzazione

Gli stretti possono diventare teatro di confronti navali, incidenti, blocchi nautici o minacce indirette. Il potere di interdizione delle vie di comunicazione marittima è un’arma strategica. Se la Cina dovesse essere in grado di minacciare un passaggio chiave come il Malacca, gli Stati Uniti potrebbero intervenire.

8.2 Impatto economico globale

Un blocco o rallentamento di uno stretto strategico potrebbe causare aumenti nei costi di trasporto, interruzioni nella supply-chain, aumento dei tempi di viaggio, aumento delle tariffe assicurative e instabilità nei mercati energetici. Questo influenzerebbe non solo la Cina, ma l’intero sistema globale.

8.3 Nuove infrastrutture, nuovi attori

La Cina con la “Belt and Road” o con la “String of Pearls” sta cambiando la geografia delle infrastrutture marittime. Questo sposta i rapporti di forza. Allo stesso tempo, paesi come l’India, Australia, Giappone, e organizzazioni come la quad (Quad), entrano nel gioco come contro-peso.

8.4 Cambiamento tecnologico e dominio marittimo asimmetrico

La guerra marittima del futuro non sarà solo fatta di corvette, ma anche di cyber-infrastrutture, sorveglianza, logistica, cavi sottomarini, dati AIS (Automatic Identification System) e capacità di interdizione economica più che solo navale. Un buon esempio: la Cina che controlla parte delle infrastrutture portuali, cavi sottomarini e logistica marittima.

8.5 Scenario di cooperazione vs scenario di conflitto

Restano due grandi scenari per il futuro:

  • Cooperazione: Stati Uniti e Cina (e altri attori) trovano regole condivise per garantire la libertà di navigazione e la sicurezza delle rotte marittime, evitando il blocco e favorendo infrastrutture condivise

  • Competizione accesa: gli stretti divengono sempre più militarizzati, infrastrutture rivali, investimenti strategici contrapposti, e la possibilità di crisi navali o interruzioni aumenta.


9. Conclusione

La geopolitica degli stretti (o coll i di bottiglia marittimi) è una delle dimensioni chiave della competizione globale fra Stati Uniti e Cina. Controllare – oppure avere una forte influenza su – passaggi come lo Stretto di Malacca, lo Stretto di Hormuz, Bab el Mandeb, non significa solo controllare merci o petrolio: significa controllare rotte, vulnerabilità, leve strategiche di potere.

Gli Stati Uniti, con la loro supremazia navale, le alleanze e l’infrastruttura globale, cercano di garantire che le rotte rimangano aperte e sotto una struttura di equilibrio. La Cina, consapevole della propria vulnerabilità marittima, investe in infrastrutture, rotte alternative, porti globali e capacità navali per ridurre la sua esposizione e aumentare la proiezione marittima.

Nel contesto di una economia globale sempre più interconnessa, le “vie d’acqua” chiave diventano leve geopolitiche decisive: chi controlla o influenza quei passaggi ha un vantaggio strategico. Per chiunque operi nel campo della geostrategia, delle relazioni internazionali o del commercio globale, l’osservazione degli stretti e delle rotte marittime non è un dettaglio tecnico: è centrale.


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