Negli ultimi vent’anni, il debito globale — pubblico, privato e aziendale — è cresciuto a ritmi impressionanti, tanto da rappresentare oggi una delle principali criticità del sistema economico mondiale. Tanto che nel 2023-2024 il totale del debito (di stati, imprese, famiglie) è arrivato a superare cifre che paiono astratte ma che hanno ricadute concrete: tassi di interesse, rifinanziamenti difficili, vulnerabilità finanziarie, instabilità politica. Capire come si è arrivati fin qui, quali sono i rischi maggiori e cosa si può fare per evitarne i peggiori effetti è fondamentale per chiunque guardi al futuro.
Le cifre della crescita del debito
Nel 2000, il mondo cominciava a entrare nel nuovo secolo con livelli di debito già consistenti, ma ben lontani da quelli attuali. Da allora, vari shock (crisi finanziarie del 2008, pandemia di COVID-19, guerra in Ucraina, inflazione globale) hanno portato a un accumulo enorme di passività.
Secondo il Global Debt Monitor dell’FMI, il debito totale globale nel 2023 ha raggiunto circa $250–251 trilioni. Questo importo equivale a circa 235-237% del PIL mondiale. Di questi, il debito pubblico — cioè quello degli stati — ha superato i $98–99 trilioni, pari a quasi il 93-94% del PIL globale. Il debito privato (famiglie + imprese non finanziarie) è anch’esso elevatissimo: nel 2023 si aggira attorno a $150–152 trilioni, ovvero oltre il 140% del PIL mondiale.
Queste cifre non sono rimaste “piatte”: le curve di crescita del debito pubblico si sono accelerate, specie dopo il 2008 e poi con la pandemia, mentre il debito privato ha mostrato lievi riduzioni di recente in alcuni paesi avanzati, ma resta enormemente elevato.
Cause principali dell’esplosione
Per comprendere questo aumento, bisogna mettere insieme più fattori che si sono sommati:
Crisi finanziarie e recessioni
La crisi del 2008 è stata un punto di svolta. Le banche si sono indebitate, gli stati sono intervenuti per salvare il sistema, sono esplosi deficit pubblici giganteschi. Poi ci sono state la crisi dei debiti sovrani in Europa, le crisi emergenti, infine il COVID-19 che ha richiesto spese pubbliche massicce per tamponare lockdown, perdita di reddito, sostegno alle imprese, ai cittadini.
Politica monetaria espansiva
Per anni le principali banche centrali nei paesi sviluppati hanno tenuto i tassi di interesse molto bassi (o addirittura negativi), hanno attuato politiche di quantitative easing, immettendo liquidità nei mercati. Questo ha reso il costo del denaro basso, favorendo indebitamenti pubblici e privati. Molte aziende hanno potuto finanziare espansione con leva molto alta. Anche gli stati hanno potuto rifinanziare debito con condizioni favorevoli.
Pandemia & altri shock recenti
La pandemia ha creato un doppio shock: calo delle entrate fiscali, aumento della spesa (sanità, sussidi, protezione sociale), misure di stimolo. Poi è arrivata l’inflazione, che ha costretto molte banche centrali a rialzare i tassi, aumentando il costo del servizio del debito. Guerra in Ucraina, crisi energetica, crisi climatica: ulteriori oneri sulle spalle degli stati.
Strutture demografiche e cambiamenti programmati
Dal lato degli stati, il fattore demografico (popolazioni che invecchiano), i sistemi pensionistici, le spese sanitarie, le transizioni energetiche (per mitigazione climatica) producono obblighi crescenti. Molti paesi si trovano a dover sostenere spesa ad alta intensità: infrastrutture, difesa, politica verde, adattamento climatico, etc.
Liberalizzazione finanziaria e indebitamento privato
Molti paesi emergenti e avanzati hanno favorito mercati finanziari più aperti, accesso al credito anche per famiglie e imprese; ciò ha aumentato il debito privato, a volte oltre la capacità reale di reddito. Mutui, prestiti al consumo, corporate bond: tutti strumenti che hanno amplificato i rischi sistemici.
Implicazioni economiche
L’aumento del debito non è un problema solo contabile: ha conseguenze economiche ben concrete.
Costo del servizio del debito
Quando i tassi di interesse salgono — come è avvenuto nel 2022-2024 in molti paesi — il costo per il rimborso interessi diventa una voce sempre più pesante nel bilancio pubblico. In alcuni paesi sviluppati, già oggi gli interessi sul debito superano le spese per difesa o altre spese importanti. Ciò significa meno margine per investimenti pubblici, per infrastrutture, istruzione, sanità.
Rifinanziamento e rischio di tassi variabili
Molti debiti sono a tassi variabili o in scadenza rapida; quindi quando i tassi di mercato salgono, rifinanziare il debito diventa costoso. C’è rischio che paesi con grandi scadenze nel breve termine si trovino sotto forte pressione, con spread elevati (nei mercati emergenti) e/o costi di finanziamento interni maggiori.
Debito pubblico vs crescita economica
Quando il rapporto tra tasso di interesse sui debiti e tasso di crescita economica (“r minus g”) diventa sfavorevole — cioè quando il costo del debito cresce più che il PIL — il debito tende a crescere in modo auto-alimentato. Questo è un rischio reale per molti paesi, specie in quelli che non riescono a crescere abbastanza velocemente.
Crowding-out: effetto spia da investimenti privati
Alti livelli di indebitamento pubblico possono “soffocare” il settore privato. Se lo stato preleva risorse (imposte, emissione di titoli) troppo intensamente, può limitare l’accesso al credito e al capitale per le imprese. Investimenti privati crollano, innovazione rallenta, produttività risulta indebolita.
Vulnerabilità agli shock esterni
Debito elevato rende un paese più vulnerabile a shock: shock dei prezzi dell’energia, crisi alimentari, crolli dei mercati finanziari, fluttuazioni valutarie. Se il debito è estero, denominato in valuta straniera, il rischio è doppio: la valuta domestica può svalutarsi, aumentando il costo reale del debito. Paesi emergenti sono particolarmente esposti.
Implicazioni sociali
Non è solo un tema di macroeconomia. Le ricadute sul sociale sono profonde.
Pressione fiscale e austerità
Per mantenere credibilità e sostenibilità, molti governi sacrificano spese sociali, introducono misure di austerità, aumentano tasse, riducono sussidi. Questo tende a colpire chi ha redditi più bassi, provocando disuguaglianze crescenti. Anche servizi pubblici essenziali vengono sotto stress.
Servizi pubblici, istruzione, sanità
Denaro che va al servizio del debito non va investito in salute, istruzione, infrastrutture. Ciò può significare scuole degradate, ospedali sottofinanziati, manutenzione stradale trascurata, scarsa innovazione pubblica. Nel lungo termine, queste carenze riducono il potenziale di crescita e aumentano costi sociali non sostenuti.
Stabilità sociale e fiducia
Alti debiti + scelte di austerità possono creare malcontento: proteste, instabilità politica, sfiducia nelle istituzioni. Se la popolazione percepisce che il debito esiste ma il costo ricade sempre sugli stessi (classi medie, poveri), il tessuto sociale si rompe. Cronache recenti mostrano che paesi con crisi del debito (o percezione che i governi siano irresponsabili) soffrono di rivolte, oscillazioni politiche forti, populismi.
Generazioni future
Il debito spesso viene trasferito alle generazioni future: pensioni, infrastrutture, cambiamenti climatici. Se oggi si rimanda il problema o lo si scarica con prestiti, sarà chi dovrà restituire il conto. Il debito pubblico elevato può limitare la capacità di investire in transizione verde, digitalizzazione, formazione — investimenti che invece servono proprio a costruire resilienza per il futuro.
Implicazioni geopolitiche
Oltre agli effetti interni, l’esplosione del debito ha ripercussioni sul rapporto fra paesi, sull’ordine mondiale, sulla capacità delle nazioni di condurre politiche autonome.
Dipendenza estera e condizioni imposte
Quando paesi emergenti si finanziano molto sul mercato estero (prestiti da banche straniere, emissione di titoli in valuta forte, prestiti multilaterali), spesso accettano condizioni che limitano la loro sovranità: riforme economiche, apertura di mercati, privatizzazioni, riduzione di spesa pubblica. Le istituzioni finanziarie internazionali o gli Stati creditori possono condizionare il finanziamento sul rispetto di determinate politiche (condizionalità del FMI, della Banca Mondiale, ecc.).
Crisi di debito come fattore di instabilità regionale
Paesi con debito elevato e fragilità economica possono diventare fonte di instabilità regionale. Se un grosso paese emergente entra in difficoltà, ciò può avere ricadute su vicini: fuga di capitali, svalutazioni, commercio interrotto, flussi migratori. Pensiamo alla crisi del debito in paesi africani o latinoamericani: spesso trascina collasso delle monete, instabilità politica, aumento della povertà, ondate migratorie verso regioni più stabili.
Pressione sui paesi creditori e sugli istituti internazionali
Anche i creditori (altre nazioni, istituzioni finanziarie) non restano immuni: se i debiti non vengono pagati, o se la crescita è stagnante, il rischio di default o di ristrutturazioni aumenta. Ciò mette sotto stress il sistema finanziario globale. Inoltre, molti stati creditori devono decidere se usare risorse proprie per salvataggi, condoni o supporti ai paesi debitori, in un contesto di opinione pubblica dove “aiutare gli altri” può essere politicamente impopolare.
Influenza geopolitica, soft power, e “dipendenze infrastrutturali”
Il finanziamento estero di infrastrutture (strade, porti, centrali elettriche) è spesso una leva geopolitica importante. Creditori possono usare prestiti come strumento di influenza: chi costruisce infrastrutture controlla spesso anche parte della gestione, dei flussi commerciali, può richiedere condizioni favorevoli (atti di leasing, diritti su risorse naturali, ecc.). Presente nelle strategie di prestito infrastrutturale cinese in Africa e Asia, ma non solo.
Rischio sistema: instabilità globale
Con il debito globale così alto, un piccolo shock (interesse che sale troppo, crisi di liquidità, crisi energetica, crisi climatica) può provocare reazioni a catena: default locali, restrizioni commerciali, crisi valutaria, fuga di capitali, spill-over nei mercati finanziari internazionali. Il mondo è più interconnesso, il rischio che la crisi in un paese emergente colpisca economie sviluppate è maggiore.
Qualche esempio concreto
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Stati Uniti: il debito federale è cresciuto in modo considerevole, come percentuale del PIL. Pur avendo la moneta di riserva mondiale e un mercato dei titoli governativi molto profondo, anche gli USA stanno cominciando a patire i costi del rifinanziamento, l’aumento dei tassi d’interesse che rende più costoso mantenere il debito.
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Paesi emergenti come molti dell’Africa subsahariana, Sud-Asia, America Latina: la pandemia ha costretto molti governi a prendere prestiti esteri a tassi elevati. Alcuni sono ora in “debt distress” o in fase di rinegoziazione.
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Paesi europei: Italia, Francia, altre nazioni dell’eurozona hanno visto i loro debiti pubblici salire a livelli record (debito rispetto al PIL) e le spese per interessi diventare una voce di spesa sempre più ingombrante nei bilanci.
Possibili scenari futuri e misure di risposta
Dopo aver visto i rischi, cosa si può fare? Quali scenari sono probabili?
Scenari
Un possibile scenario è che il debito crescente – se non moderato – provochi stagflazione in molti paesi: crescita bassa, inflazione alta, costi del servizio del debito che succhiano risorse. In paesi emergenti, potrebbe significare default sovrani più frequenti, crisi finanziarie localizzate, blocchi nei servizi pubblici.
In un altro scenario, i creditori potrebbero imporre condizioni molto dure in cambio del rifinanziamento, spingendo governi a politiche di austerità, privatizzazioni, accettazione di stimoli esterni, riduzione della spesa pubblica.
Oppure alcuni governi cercheranno vie alternative: stampa monetaria, svalutazioni, cooperazione regionale, ristrutturazioni del debito, uso crescente di nuove valute di riserva o strumenti finanziari non tradizionali. Ma queste soluzioni hanno costi: inflazione, perdita di fiducia, fuga di capitali.
Misure di risposta
Per ridurre i rischi servono misure su più livelli. A livello nazionale, gli stati devono migliorare l’efficienza della spesa pubblica, evitare sprechi, riformare sistemi fiscali per raccogliere più entrate in modo equo, investire in crescita reale (istruzione, ricerca, infrastrutture produttive).
A livello internazionale, serve maggiore cooperazione: ristrutturazioni del debito per i paesi più indebitati, meccanismi di sostegno globale, forse nuovi accordi multilaterali che limitino i tassi predatori, diversifichino le fonti di finanziamento.
Un’idea è quella delle “swaps debito-per-clima” o “swaps debito-per-sviluppo”, in cui parti del debito possono essere cancellate in cambio di impegni sul clima o sviluppo; oppure strumenti di prestito in valuta locale per evitare il rischio di cambio.
Conclusione
L’esplosione del debito globale è il risultato combinato di crisi, politiche monetarie espansive, shock imprevisti (pandemia, guerra), e obblighi strutturali crescenti su stati e società. Le sue implicazioni economiche, sociali e geopolitiche sono profonde: costi di interesse che tolgono risorse ad altri settori, disuguaglianze che aumentano, dipendenza estera più forte, rischio di instabilità.
Non è però una condanna inevitabile. Con volontà politica, strategie fiscali coerenti, investimenti produttivi e cooperazione internazionale si può cercare di tornare a un debito sostenibile. Il rischio è che se non si interviene con decisione, il debito diventi la zavorra che frena la crescita, erode la democrazia, amplifica le fragilità, e costringa molti paesi a scelte dolorose.