La geopolitica è uno dei pilastri teorici che ancora oggi influenzano le strategie internazionali, le politiche di difesa, le dottrine militari, e persino la diplomazia energetica. Fra i suoi fondatori spiccano due figure fondamentali: Halford John Mackinder e Rudolf Kjellén. Le teorie che elaborarono a cavallo fra XIX e XX secolo hanno gettato le basi per una lettura del mondo dove spazio, territorio, posizione geografica, risorse naturali e mobilità assumono un ruolo centrale per il potere politico globale.
In questo articolo andremo a:
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Presentare chi erano Mackinder e i principali fondatori della geopolitica.
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Esporre le loro tesi principali (in particolare la teoria del Heartland di Mackinder).
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Analizzare se e quanto queste idee siano ancora valide oggi.
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Valutare critiche, limiti, e prospettive future.
2. Chi erano i fondatori della geopolitica
2.1 Halford John Mackinder (1861-1947)
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Geografo e politico britannico, è considerato uno dei padri della geopolitica e della geostrategia.
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Opera più famosa: “The Geographical Pivot of History” (1904).
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In seguito sviluppò l’idea del Heartland nella sua opera Democratic Ideals and Reality (1919), ampliando le implicazioni del “pivot area”.
Le sue idee ruotano attorno all’importanza geo-fisica del cuore dell’Eurasia: vasti territori interni, pianure che favoriscono mobilità terrestre, risorse naturali, l’inaccessibilità via mare come elemento difensivo.
2.2 Rudolf Kjellén (1864-1922)
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Professore svedese, politologo, geografo, politico. Coniò il termine “geopolitica” (“geopolitics”).
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Influenzato da Friedrich Ratzel, da cui prese l’idea del Lebensraum e dello Stato come organismo vivente.
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La sua visione includeva elementi che oggi definiremmo multidisciplinari: non solo geopolitica in senso stretto ma anche demopolitica, eco-politica, sociopolitica e cratopolitica, integrando lo Stato, il territorio, la popolazione, la forma di governo.
3. Le teorie principali: Heartland, Pivot Area e le formule di Mackinder
3.1 Il Pivot Area e il “Geographical Pivot of History”
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Nel 1904, Mackinder introdusse il concetto di Pivot Area o area cardine, che era l’interno dell’Eurasia, con caratteristiche fisiche geografiche, risorse e posizioni tali da costituire un fulcro strategico.
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Frasi celebri: “Who rules Eastern Europe commands the Heartland; Who rules the Heartland commands the World-Island; Who rules the World-Island commands the world.” Queste formule riassumono il ragionamento: il controllo del territorio centrale equivale a un grande potere strategico.
3.2 L’evoluzione verso il “Heartland”
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Successivamente Mackinder rielaborò il Pivot Area ampliandolo, introducendo il termine Heartland (cuore della terraferma), includendo ampie aree dell’Eurasia interna, fino all’Europa orientale.
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L’Heartland era concepito non solo come territorio fisico ma come spazio strategico che poteva essere difeso anche grazie alla distanza dal mare, alla difficoltà d’attacco via coste, ai corridoi naturali.
4. Critiche storiche e limiti
Prima di valutare la validità contemporanea, è importante capire i limiti che già all’epoca erano presenti o emersero in seguito:
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L’avvento del potere aereo: con l’aereo, i missili intercontinentali e i bombardamenti a lungo raggio, l’inaccessibilità via mare o tramite frontiere fisiche perde parte della sua importanza.
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La mobilità moderna (trasporti, comunicazioni, infrastrutture) rende meno rigide le barriere geografiche.
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La globalizzazione economica, il commercio marittimo, le reti digitali e le infrastrutture transnazionali riducono il vantaggio che poteva derivare esclusivamente dal controllo territoriale interno.
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Le alleanze internazionali, il ruolo delle istituzioni sovranazionali, il diritto internazionale, e la crescente interdipendenza rendono complicata la visione di uno Stato unico che domina tutto.
5. Attualità: quanto sono ancora valide le teorie di Mackinder e Kjellén
Molti studiosi oggi si interrogano su quanto le tesi classiche della geopolitica siano utili per comprendere il mondo contemporaneo. Ecco alcuni punti chiave.
5.1 Esempi contemporanei che si rifanno al Heartland / Pivot Area
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Asia centrale: la regione del Heartland è tornata al centro dell’attenzione geopolitica, con stati come Russia, Cina, Stati Uniti che cercano influenza tramite infrastrutture (es. Belt and Road Initiative), energia, accordi economici, basi militari.
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La “Grande Eurasia”: concetti politici e strategici moderni parlano spesso di Eurasia (l’unione strategico-economica di Europa ed Asia), che richiama implicitamente l’idea di Mackinder del “World-Island”.
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Conflitti nel confine Est-Europa / Russia / Ucraina: la posizione strategica dell’Europa orientale come “corridoio” fra Occidente e il cuore dell’Eurasia è centrale in molte analisi.
5.2 In che misura le tesi resistono
| Aspetto | Quanto è valido oggi | Note |
|---|---|---|
| Controllo del territorio interno | Moderato-alto | Permane l’importanza delle regioni centrali, delle risorse, della posizione strategica, specie quando le infrastrutture terresti, le rotte energetiche, e le reti di trasporto lo permettono. |
| Difesa via mare vs potere marittimo | Minore importanza assoluta, ma resta importante | Il potere marittimo è ancora cruciale (commercio, catene di approvvigionamento, proiezione militare), ma le tecnologie spingono verso un equilibrio fra terra, mare, spazio, cyberspazio. |
| Mobilità e tecnologia | Le grandi distanze contano meno, ma “geografia profonda” rimane rilevante | Strade, ferrovie, gasdotti, elettrodotti, fibra ottica trasfigurano il concetto di distanza. Ma elementi naturali (montagne, deserti, climi estremi) continuano a porre limiti. |
| Attori non statali, soft power, interdipendenza | Grande limite alle tesi classiche | Teorie che si basano solo su stati forti, confini territoriali, esclusive dinamiche di potere militare perdono forza se non includono attori economici, sociali, culturali. |
5.3 Critiche recenti
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Alcuni autori mettono in guardia che il richiamo alla Heartland può divenire un mito geopolitico che distorce politiche concrete.
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Altri affermano che la teoria non prevede il ruolo determinante del potere marittimo in epoca di commercio internazionale via mare, ma anche della logistica moderna.
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Vi è poi la critica che MacKinder parlava in un contesto imperialista, colonialista, che non può essere semplicemente importato senza considerare i principi di sovranità, diritto internazionale, equità.
6. Come possono essere aggiornate o reinterpretate le teorie classiche
Per mantenere la loro utilità, le idee di Mackinder e di altri fondatori della geopolitica devono essere adattate:
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Integrazione dello spazio digitale e del cyberspazio: la geopolitica moderna non è solo geografica in senso fisico — reti, informazione, flussi digitali aggiungono nuove dimensioni.
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Importanza delle risorse energetiche e dei cambiamenti climatici: territori una volta marginali possono diventare strategici (es. regioni artiche con lo scioglimento dei ghiacci, nuove rotte marittime, risorse minerarie).
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Cooperazione regionale: oltre alla competizione, Mackinder oggi potrebbe suggerire che stabilità nell’Heartland richiede coalizioni e meccanismi multilaterali che bilancino l’influenza di grandi potenze.
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Logistica e infrastrutture transnazionali: rotte terrestri, corridoi economici, ferrovie, gasdotti, fibre ottiche, porti — tutto ciò può ridurre l’“isolamento” che un tempo sembrava conferire difesa naturale.
7. Conclusione
Le teorie di Mackinder e di Rudolph Kjellén, nonostante le critiche e i limiti, mantengono una straordinaria vitalità per comprendere la geopolitica contemporanea. L’Heartland, il concetto di Pivot Area, la relazione tra posizione geografica e potere politico, restano categorie utili. Tuttavia:
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Non sono più sufficienti da sole: servono essere integrate con considerazioni tecnologiche, economiche, climatiche, culturali e sociali.
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Vanno reinterpretate alla luce della globalizzazione, dell’interconnessione, del potere non solo militare ma economico e digitale.
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Vengono sfidate dall’emergere di attori non statali, dalla diffusione del soft power, dalla trasformazione dei mezzi di trasporto e comunicazione.