1. Il ritorno della teoria marxista in un mondo finanziarizzato
Nella riflessione economico-politica contemporanea, le categorie marxiane di struttura e sovrastruttura tornano ad avere una sorprendente attualità. In un mondo dominato dalla finanziarizzazione dell’economia, dalla creazione di moneta fiat da parte delle banche centrali e da una crescente interconnessione tra politica, capitale e tecnologia, la distinzione marxista tra fondamento materiale e forme ideologiche e istituzionali del potere conserva una forza analitica straordinaria.
Karl Marx, nelle sue opere principali — in particolare Per la critica dell’economia politica (1859) e Il Capitale (1867) — definì la struttura economica come l’insieme dei rapporti di produzione, cioè delle relazioni sociali attraverso le quali gli uomini producono e distribuiscono la ricchezza materiale. Su questa base si eleva una sovrastruttura giuridico-politica e ideologica, che comprende lo Stato, il diritto, la cultura e le rappresentazioni simboliche della realtà.
In questa prospettiva, la struttura determina la sovrastruttura, nel senso che le forme politiche, giuridiche e culturali sono funzionali alla conservazione e riproduzione dei rapporti di produzione dominanti. Tuttavia, la sovrastruttura, una volta formata, esercita anche un effetto retroattivo sulla struttura, contribuendo alla stabilizzazione o trasformazione del sistema economico.
L’obiettivo di questo saggio è duplice:
-
analizzare con rigore teorico il significato della distinzione marxiana tra struttura e sovrastruttura;
-
reinterpretarla alla luce della centralità del sistema monetario e finanziario contemporaneo, in cui le banche centrali e la creazione di denaro fiat costituiscono un nodo essenziale della struttura economica del potere.
2. La concezione marxista di struttura e sovrastruttura
2.1 La struttura economica come base reale della società
Marx definisce la struttura come “la base reale su cui s’innalza una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono determinate forme di coscienza sociale”.
Essa è costituita dall’insieme dei rapporti di produzione, cioè delle relazioni sociali attraverso le quali gli individui entrano in rapporto nella produzione e riproduzione della vita materiale.
Nella società capitalistica, tali rapporti si fondano sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sull’appropriazione del plusvalore generato dal lavoro salariato. La struttura, dunque, è l’ossatura materiale che determina le forme della vita sociale, politica e culturale.
La sua dinamicità è data dalle contraddizioni interne — in particolare quella tra forze produttive e rapporti di produzione — che, secondo Marx, costituiscono il motore del cambiamento storico.
2.2 La sovrastruttura: ideologia, diritto e Stato
La sovrastruttura è l’insieme delle istituzioni e delle forme di coscienza che legittimano e perpetuano i rapporti di produzione dominanti. Essa comprende:
-
le istituzioni politiche (lo Stato, il governo, l’apparato burocratico e coercitivo);
-
il sistema giuridico (le leggi che regolano la proprietà e il lavoro);
-
e le forme ideologiche (religione, filosofia, scienza, cultura, mezzi di comunicazione).
La funzione della sovrastruttura non è puramente decorativa, ma organica: produce consenso, naturalizza i rapporti di dominio e fornisce al sistema economico una legittimazione morale e simbolica.
3. Dal capitalismo industriale al capitalismo finanziario
Nel XIX secolo, Marx analizzava un capitalismo basato prevalentemente sulla produzione materiale — fabbriche, lavoro manuale, merci tangibili.
Nel XXI secolo, il capitalismo è divenuto finanziario e digitale: il capitale tende a riprodursi attraverso circuiti astratti di credito, debito e moneta, spesso svincolati dal valore-lavoro.
In questa nuova configurazione, la struttura economica si è trasformata.
Oggi, il centro della produzione e del controllo non è più la fabbrica, ma il sistema finanziario globale, dominato da istituzioni monetarie sovranazionali, banche centrali e mercati dei capitali.
La sovrastruttura, a sua volta, si è adeguata: le politiche economiche, i discorsi mediatici, le narrative sulla stabilità e sull’inflazione operano come strumenti di legittimazione ideologica del potere finanziario.
4. Il denaro come forma suprema della struttura
4.1 Dal valore-lavoro al valore finanziario
Per Marx, il denaro è la forma universale del valore, la rappresentazione generale del lavoro astratto contenuto nelle merci. Tuttavia, nel capitalismo contemporaneo, la moneta ha assunto una dimensione autonoma e autoreferenziale, sganciata dal processo produttivo reale.
Con l’abbandono del gold standard nel 1971 e la nascita della moneta fiat, il denaro non è più convertibile in un valore materiale, ma esiste unicamente in virtù della fiducia istituzionale nello Stato o nella banca centrale che lo emette.
Ciò significa che la produzione di moneta è diventata una funzione politica — un atto di potere sovrano — più che un riflesso del valore economico prodotto.
4.2 Le banche centrali come nuove istituzioni della struttura
Nel quadro marxiano, le banche centrali possono essere comprese come organi della struttura economica, poiché regolano le condizioni generali della riproduzione del capitale:
-
controllano la massa monetaria e i tassi di interesse;
-
intervengono nei mercati finanziari attraverso programmi di quantitative easing;
-
sostengono la solvibilità degli Stati e delle imprese, definendo in pratica le regole di sopravvivenza del sistema.
In questo senso, esse costituiscono una forma di potere economico centralizzato che determina i rapporti di produzione contemporanei, influenzando indirettamente anche la sovrastruttura politica e culturale.
5. Il potere economico e la sovranità monetaria
5.1 Moneta e potere: dal sovrano al capitale
Storicamente, la sovranità monetaria apparteneva allo Stato: coniare moneta significava esercitare il potere politico di definire il valore.
Oggi, però, questa sovranità è condivisa — e in parte subordinata — a istituzioni indipendenti come la Banca Centrale Europea, la Federal Reserve, la Bank of England o la Banca del Giappone.
Il loro ruolo non è neutrale: esse stabiliscono le condizioni di accumulazione del capitale, controllano la liquidità globale e, nei fatti, decidono chi ha accesso al credito e chi no.
In termini marxisti, il dominio della finanza rappresenta una nuova configurazione della struttura, in cui il potere di decisione economica è concentrato in mani tecnocratiche, spesso sottratte al controllo democratico.
5.2 Il denaro fiat come strumento di riproduzione del capitale
Il denaro fiat, privo di valore intrinseco, è oggi lo strumento attraverso cui il sistema riproduce se stesso.
Le banche centrali possono creare liquidità ex nihilo — “dal nulla” — per sostenere il credito, acquistare titoli di Stato, o stimolare l’economia. Tuttavia, tale potere di creazione monetaria non è distribuito equamente: i benefici si concentrano nei mercati finanziari e nei grandi conglomerati economici, generando una crescente asimmetria tra capitale e lavoro.
In termini marxiani, la creazione di denaro fiat non elimina il rapporto di sfruttamento, ma lo trasferisce a un livello più astratto, dove il lavoro vivo resta subordinato alla logica del capitale finanziario.
6. La sovrastruttura ideologica del potere finanziario
Se nella struttura economica il potere si manifesta come controllo del credito e della liquidità, nella sovrastruttura ideologica esso si traduce in discorsi di legittimazione:
-
la retorica della stabilità dei prezzi;
-
la lotta all’inflazione;
-
la difesa dell’indipendenza delle banche centrali;
-
la narrativa della responsabilità fiscale.
Questi principi, spesso presentati come verità tecniche, costituiscono invece una forma di ideologia economica che naturalizza i rapporti di potere esistenti.
Come osservava Marx, “le idee dominanti di ogni epoca sono le idee della classe dominante”: oggi, le idee dominanti sono quelle che legittimano la centralità del capitale finanziario.
7. Struttura, sovrastruttura e crisi del capitalismo contemporaneo
Le crisi finanziarie — dal 2008 al 2020 — mostrano i limiti strutturali del capitalismo contemporaneo. Ogni volta che il sistema entra in difficoltà, le banche centrali intervengono con politiche monetarie espansive, sostenendo il valore dei titoli e salvando il capitale finanziario da se stesso.
In termini marxiani, si tratta di una forma di autoconservazione del sistema: la sovrastruttura istituzionale (Stato, banca centrale, organismi internazionali) agisce per difendere la struttura economica dominante, rinviando ma non risolvendo le sue contraddizioni interne.
La conseguenza è un crescente divario tra economia reale e finanza, tra produzione e speculazione, tra lavoro e capitale. Il potere economico non si fonda più sul possesso dei mezzi di produzione materiali, ma sulla gestione della liquidità e del debito.
8. Rilettura marxiana: il nuovo rapporto tra struttura e sovrastruttura
Nella società del denaro fiat e della finanza globale, la distinzione tra struttura e sovrastruttura tende a sfumare.
La sovrastruttura politica (governi, istituzioni, media) è profondamente integrata nella struttura finanziaria del sistema, operando come suo strumento di autoregolazione e di consenso.
Questo fenomeno potrebbe essere descritto come una “fusione funzionale”: la sovrastruttura non solo riflette la struttura, ma ne diventa parte integrante, poiché la politica economica, la legislazione e la cultura stessa dipendono dai vincoli e dagli incentivi del sistema finanziario.
In termini marxiani, potremmo dire che la sovrastruttura si è interiorizzata nella struttura: l’ideologia non è più solo un velo esterno, ma una componente costitutiva del processo economico.
9. Conclusione: Marx nell’era del capitale finanziario
La teoria marxista di struttura e sovrastruttura rimane uno strumento potente per comprendere la natura del potere contemporaneo.
Oggi, la struttura economica non è più rappresentata dal capitale industriale, ma dal capitale finanziario e monetario; le banche centrali ne sono i principali architetti e garanti.
La sovrastruttura — giuridica, politica e culturale — continua a legittimare questo potere, presentando le scelte di politica monetaria come necessità tecniche e non come opzioni ideologiche.
La creazione di denaro fiat, lungi dall’essere un semplice atto contabile, è il cuore del nuovo regime di produzione del valore: un valore sempre più astratto, fondato non sul lavoro ma sulla fiducia istituzionale e sulla gestione della scarsità artificiale.
In questo scenario, rileggere Marx non significa riproporre un dogma ottocentesco, ma riconoscere che la critica dell’economia politica è ancora la chiave per comprendere le trasformazioni del potere economico nella società globale.
La dialettica tra struttura e sovrastruttura rimane viva — solo che oggi, il Leviatano economico non è più la fabbrica, ma la banca centrale.