Nel 2025, la rivalità tra Stati Uniti e Cina resta il principale asse geopolitico del mondo. Le due potenze si confrontano su tre fronti interconnessi — economia, esercito e tecnologia — in una competizione che definisce gli equilibri del XXI secolo. Di seguito, un’analisi in numeri delle rispettive forze e dei trend che ne determinano la traiettoria.
Economia: ricchezza, crescita e struttura produttiva
In termini di PIL nominale, gli Stati Uniti mantengono la leadership. Nel 2025 il loro prodotto interno lordo è stimato intorno ai 30,5 trilioni di dollari, mentre quello della Cina si aggira sui 19,2 trilioni di dollari. Ciò significa che l’economia americana è ancora circa una volta e mezza più grande di quella cinese. Tuttavia, se si considera la parità di potere d’acquisto (PPP) — che tiene conto del diverso costo della vita — la Cina supera gli Stati Uniti, con un PIL PPP compreso tra 34 e 40 trilioni di dollari, a fronte dei circa 30-32 trilioni statunitensi.
La crescita cinese resta più sostenuta: intorno al 4,5-5% annuo, contro un più modesto 1,5-2,5% degli Stati Uniti. L’economia americana soffre l’inflazione, tassi d’interesse elevati e un rallentamento dei consumi interni, mentre la Cina fronteggia le conseguenze della crisi immobiliare e l’aumento della disoccupazione giovanile.
Sul piano industriale, la Cina domina: produce la maggior parte dell’acciaio, del cemento, delle navi, dei pannelli solari e delle batterie mondiali. È il cuore manifatturiero del pianeta. Gli Stati Uniti invece eccellono nei servizi ad alto valore aggiunto, nella finanza, nell’aerospazio e nei settori tecnologici avanzati.
La spesa in ricerca e sviluppo (R&S) è elevata in entrambi i Paesi: Washington investe di più in termini assoluti, ma Pechino cresce rapidamente grazie a un massiccio sostegno statale a settori strategici come semiconduttori, intelligenza artificiale e tecnologie quantistiche.
A livello demografico, la Cina affronta il progressivo invecchiamento della popolazione e un calo delle nascite, mentre gli Stati Uniti beneficiano ancora di un profilo demografico più giovane e di un flusso migratorio positivo. Sul piano del reddito pro capite, il divario rimane ampio: un cittadino americano medio guadagna circa sei-sette volte più di un cittadino cinese.
Esercito e difesa: potenza globale contro modernizzazione regionale
Nel 2025, la spesa militare cinese ufficiale ammonta a circa 1,78 trilioni di yuan, equivalenti a 246 miliardi di dollari, con un incremento del 7,2% rispetto all’anno precedente. Gli Stati Uniti restano nettamente in testa, con un bilancio della difesa compreso tra 895 e 1.000 miliardi di dollari, a seconda dei criteri di calcolo. In termini assoluti, Washington spende circa quattro volte più di Pechino.
Ma non conta solo la quantità. La Cina ha compiuto enormi progressi nella modernizzazione dell’Esercito Popolare di Liberazione (EPL). La Marina cinese è ormai la più numerosa al mondo per numero di navi, e Pechino ha investito in modo massiccio in missili ipersonici, guerra elettronica, capacità anti-accesso/area denial (A2/AD) e cyber-warfare.
Nel campo nucleare, la Cina dispone nel 2025 di circa 600 testate, con l’obiettivo di arrivare a 1.000 entro il 2030. Gli Stati Uniti possiedono circa 3.700 testate operative e mantengono una superiorità schiacciante in termini di triade nucleare (terra-mare-aria), basi all’estero e capacità di proiezione globale.
Il vantaggio americano risiede anche nelle alleanze: NATO, Giappone, Corea del Sud, Australia e altre partnership garantiscono agli Stati Uniti una rete militare planetaria. La Cina, pur rafforzando i legami con Russia, Iran e diversi Paesi del Sud globale, resta più isolata sul piano strategico.
Tuttavia, Pechino compensa in parte con la produzione interna: il suo complesso militare-industriale è vastissimo e capace di sfornare sistemi d’arma a costi inferiori rispetto a quelli occidentali. L’obiettivo dichiarato di Xi Jinping è quello di trasformare le Forze Armate cinesi in un esercito di “livello mondiale” entro il 2049, centenario della Repubblica Popolare.
Tecnologia: la nuova frontiera della competizione
Il confronto tecnologico rappresenta oggi il vero baricentro della rivalità tra le due potenze.
Negli Stati Uniti, gli investimenti privati in intelligenza artificiale (AI) nel 2024 hanno superato i 109 miliardi di dollari, contro i circa 9 miliardi della Cina. Tuttavia, Pechino colma parte del divario con ingenti fondi statali e un forte coordinamento tra università, aziende e governo.
Washington mantiene la leadership in infrastrutture digitali (cloud, data center, chip avanzati) e nel software, ma la Cina avanza rapidamente in automazione industriale, robotica e intelligenza artificiale applicata alla manifattura. Secondo dati del 2025, la Cina installa quasi dieci volte più robot industriali degli Stati Uniti, rendendo la sua produzione più efficiente e competitiva.
Nel settore dei semiconduttori, Pechino resta dipendente dalle tecnologie occidentali, in particolare dalle macchine litografiche olandesi ASML, ma sta investendo centinaia di miliardi per ridurre la vulnerabilità e creare una catena di approvvigionamento autonoma.
Sul fronte delle materie prime critiche, la Cina domina: controlla la maggior parte della produzione e raffinazione mondiale di terre rare, litio, nichel, grafite e altri elementi indispensabili per batterie, veicoli elettrici e armamenti avanzati. Gli Stati Uniti stanno cercando di diversificare le fonti, ma la dipendenza da Pechino resta significativa.
Nel campo dell’innovazione scientifica, la Cina pubblica ormai circa un terzo delle ricerche mondiali in AI e guida per numero di brevetti depositati. Tuttavia, la qualità media della ricerca e la capacità di trasformare l’innovazione in prodotti commerciali restano punti di forza per gli Stati Uniti, grazie all’ecosistema tecnologico della Silicon Valley e alle grandi università di ricerca.
Analisi complessiva e prospettive future
Complessivamente, il quadro mostra un equilibrio dinamico:
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Gli Stati Uniti mantengono il primato in ricchezza nominale, reddito pro capite, proiezione militare globale, alleanze internazionali e innovazione tecnologica avanzata.
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La Cina, invece, eccelle nella scala industriale, nella produzione manifatturiera, nella crescita economica e nella capacità di pianificazione strategica a lungo termine.
La rivalità si estende a settori emergenti come l’AI militare, la quantum computing, la cyber-sicurezza, le biotecnologie e la green economy. In molti di questi campi la distanza tra i due Paesi si sta riducendo rapidamente.
Se le tendenze attuali continueranno, la Cina potrebbe colmare ulteriormente il divario con gli Stati Uniti in termini di capacità produttiva e tecnologica entro il 2030. Tuttavia, superare il vantaggio strutturale americano in innovazione, soft power, logistica militare globale e governance economica internazionale richiederà ancora decenni.
Gli Stati Uniti, pur restando la principale superpotenza, devono affrontare il declino relativo del loro dominio economico e tecnologico, mentre la Cina — pur crescendo — si scontra con limiti interni strutturali, come l’invecchiamento demografico, la bassa produttività del settore dei servizi e il controllo statale sull’economia.
La competizione tra Washington e Pechino non è più dunque una semplice corsa economica o militare, ma una gara sistemica per il controllo delle tecnologie del futuro e delle regole che le governeranno. Il decennio 2025-2035 sarà decisivo per capire se l’ordine globale rimarrà a guida americana o se emergerà un nuovo equilibrio bipolare dominato da due superpotenze tecnologiche in competizione permanente.