Fin dall’antichità, il controllo dei mari ha rappresentato uno dei pilastri fondamentali del potere geopolitico mondiale. Chi domina gli oceani domina anche le rotte commerciali, le comunicazioni, e — in larga misura — il destino economico e militare delle potenze terrestri.
Nel mondo moderno, questa logica si è incarnata nella talassocrazia inglese prima e in quella statunitense poi: due potenze che hanno costruito la loro supremazia globale attraverso il dominio navale e il controllo dei punti di passaggio marittimi strategici.
Dalla vittoria britannica sul potere continentale francese nel XVIII secolo, fino al predominio americano nel XXI secolo, il principio resta invariato: chi controlla gli stretti e gli snodi dei mari controlla il mondo.
1. Il Concetto di Talassocrazia: Dominio dei Mari e Geopolitica Marittima
1.1 Origine del Termine e Significato Storico
Il termine talassocrazia deriva dal greco thalassa (“mare”) e kratos (“potere”), e indica una forma di dominio basata sul controllo dei mari e delle rotte commerciali.
Già civiltà antiche come Creta minoica, Cartagine e Atene avevano sviluppato poteri marittimi, ma è con l’età moderna che la talassocrazia assume un ruolo sistemico e globale.
Con la scoperta delle Americhe e l’apertura delle nuove rotte oceaniche, le potenze europee compresero che il potere non risiedeva più solo nella terra, ma nella capacità di proiettare forza e commercio oltre i confini continentali.
1.2 Il Pensiero Geopolitico: Mahan e Mackinder
Il geostratega americano Alfred Thayer Mahan (1840–1914) teorizzò che il dominio mondiale appartiene alle nazioni in grado di controllare le vie marittime e mantenere una flotta navale potente e permanente.
Nel suo celebre testo The Influence of Sea Power upon History (1890), Mahan sostiene che il potere marittimo si fonda su tre pilastri:
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Commercio marittimo internazionale
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Marina militare efficiente
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Controllo degli snodi strategici globali
Di contro, il geografo britannico Halford Mackinder, padre della geopolitica terrestre, individuava nel controllo del “Heartland” eurasiatico la chiave del potere mondiale.
Tuttavia, nel corso del XX secolo, la visione di Mahan si rivelò più profetica: il potere globale sarebbe stato esercitato da chi possedeva la supremazia navale e tecnologica sui mari e negli oceani.
2. La Talassocrazia Inglese: Il Mare come Strumento di Potenza Globale
2.1 L’Ascesa della Potenza Marittima Britannica
A partire dal XVI secolo, l’Inghilterra trasformò la propria posizione insulare in un vantaggio strategico.
Con la vittoria sull’Armada spagnola nel 1588, iniziò la costruzione di una flotta permanente e la progressiva conquista dei mari.
Durante i secoli XVII e XVIII, la Royal Navy divenne la forza navale più potente del mondo, sostenuta da una rete di basi, porti e colonie che formavano il celebre “impero su cui non tramontava mai il sole”.
Il dominio britannico si basava su tre principi fondamentali:
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Controllo degli stretti (Gibilterra, Suez, Malacca, Capo di Buona Speranza)
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Supremazia commerciale attraverso la Compagnia delle Indie Orientali
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Equilibrio di potere europeo, impedendo a qualsiasi potenza continentale (Francia, Spagna, Germania) di dominare l’Eurasia
2.2 Gli Stretti come Arterie dell’Impero Britannico
La talassocrazia britannica si fondava sul controllo di una serie di punti di passaggio obbligati — gli stretti e i canali — che collegavano le principali rotte oceaniche.
Gli snodi principali erano:
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Stretto di Gibilterra, chiave d’accesso al Mediterraneo e all’Atlantico.
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Canale di Suez (aperto nel 1869), vitale per il collegamento con l’India e l’Estremo Oriente.
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Capo di Buona Speranza, punto strategico prima dell’apertura di Suez.
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Stretto di Malacca, tra l’Oceano Indiano e il Pacifico, essenziale per i commerci con la Cina.
Questi snodi permettevano all’Impero britannico di controllare le rotte commerciali globali, assicurandosi il flusso di merci, materie prime e forza militare in tutto il mondo.
2.3 La Supremazia Navale e la Rivoluzione Industriale
L’Inghilterra fu la prima nazione a sfruttare la rivoluzione industriale per modernizzare la sua marina.
L’introduzione della propulsione a vapore, della corazzatura in ferro e di una logistica globale rese la Royal Navy una forza ineguagliabile.
Alla fine del XIX secolo, la marina britannica possedeva una potenza pari a quella delle due flotte successive messe insieme: una dottrina di supremazia assoluta nota come “two-power standard”.
3. La Talassocrazia Americana: Dalla Dottrina Monroe alla Supremazia Globale
3.1 Le Origini della Potenza Marittima Statunitense
Dopo l’indipendenza, gli Stati Uniti seguirono una strategia di espansione marittima progressiva.
La Dottrina Monroe (1823) segnò la prima affermazione della volontà americana di dominare il continente e i mari circostanti, escludendo le potenze europee dal continente americano.
Durante il XIX secolo, gli Stati Uniti svilupparono una flotta commerciale e militare in grado di proiettare il proprio potere su entrambe le coste.
Con la guerra ispano-americana (1898), la vittoria su Spagna e l’annessione di Filippine, Guam e Porto Rico segnarono la nascita della talassocrazia americana.
3.2 Il Canale di Panama e la Proiezione Oceanica
L’apertura del Canale di Panama nel 1914 rappresentò per gli Stati Uniti ciò che Suez era stato per l’Impero britannico.
Questo canale, collegando Atlantico e Pacifico, permise agli Stati Uniti di:
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Ridurre i tempi di navigazione tra le due coste
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Spostare rapidamente le flotte militari
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Consolidare la loro presenza strategica nell’emisfero occidentale
Il controllo del Canale di Panama, mantenuto fino al 1999, garantì agli USA una posizione centrale nel sistema globale dei trasporti marittimi.
3.3 Il “Sea Power” nel XX e XXI Secolo
Nel XX secolo, gli Stati Uniti consolidarono la loro supremazia navale durante e dopo le due guerre mondiali.
La marina americana divenne la forza più potente e tecnologicamente avanzata del pianeta, con una rete di basi navali in tutti i principali punti strategici:
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Golfo Persico (Bahrain)
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Oceano Indiano (Diego Garcia)
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Pacifico occidentale (Guam, Okinawa)
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Mediterraneo (Napoli, Sigonella)
Oggi, la U.S. Navy controlla il traffico marittimo mondiale, garantendo sicurezza alle rotte commerciali globali e proteggendo gli interessi americani in Asia, Medio Oriente e Atlantico.
4. Il Ruolo degli Stretti e dei Nodi Strategici nel Dominio Marittimo
4.1 Il Concetto di “Choke Points”
Nel linguaggio della geopolitica moderna, gli stretti e i passaggi obbligati vengono chiamati choke points, letteralmente “punti di strozzatura”.
Chi controlla questi punti può interrompere, deviare o proteggere le rotte commerciali mondiali.
Alcuni dei principali choke points globali includono:
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Stretto di Hormuz, cruciale per il traffico petrolifero del Golfo Persico
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Stretto di Malacca, per i commerci tra Cina, India e Giappone
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Canale di Suez, per il collegamento Europa–Asia
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Stretto di Bab el-Mandeb, tra Mar Rosso e Oceano Indiano
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Stretto di Gibilterra, tra Mediterraneo e Atlantico
4.2 Talassocrazia e Controllo degli Stretti: Dall’Impero Britannico agli USA
Sia la Gran Bretagna che gli Stati Uniti hanno costruito la loro egemonia marittima sulla protezione e controllo dei choke points.
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L’Impero britannico presidiava Gibilterra, Aden, Suez, Singapore e Malta, garantendosi un dominio dalla Manica al Pacifico.
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Gli Stati Uniti, nel XX secolo, hanno replicato questa strategia con basi e alleanze in ogni punto nevralgico: Panama, Hawaii, Guam, Giappone, Bahrein, Diego Garcia.
Questa rete globale consente di monitorare le rotte energetiche e commerciali, prevenendo l’ascesa di potenze rivali come la Cina o la Russia.
5. La Sfida del XXI Secolo: La Talassocrazia Americana e i Nuovi Competitori
5.1 Il Controllo Marittimo nell’Era della Globalizzazione
Oggi oltre il 90% del commercio mondiale viaggia via mare.
Questo significa che il controllo degli oceani resta la chiave del potere economico globale.
Gli Stati Uniti, con oltre 11 gruppi di portaerei e centinaia di basi navali, continuano a esercitare una talassocrazia planetaria, ma emergono nuovi sfidanti:
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La Cina, con la sua strategia della “String of Pearls” (collana di perle), costruisce porti e basi da Gwadar (Pakistan) a Djibouti.
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La Russia, rafforzando la presenza nel Mar Nero, nell’Artico e nel Mediterraneo orientale.
5.2 Gli Stretti nel Mondo Multipolare
Nel mondo multipolare contemporaneo, gli stretti assumono un valore ancora più strategico.
Chi controlla Hormuz o Malacca può bloccare il traffico energetico mondiale; chi domina Suez o Gibilterra influenza le relazioni tra Europa, Africa e Asia.
La competizione navale tra Cina e USA nel Mar Cinese Meridionale ne è l’esempio più evidente: un conflitto non ancora aperto, ma basato su presenza militare, basi artificiali e rotte commerciali contese.
Conclusione
La talassocrazia inglese e statunitense rappresenta la colonna portante dell’ordine mondiale moderno.
Dal dominio dei mari dell’Impero britannico alla supremazia navale americana, il principio rimane immutato:
chi controlla gli stretti, controlla le rotte; chi controlla le rotte, domina il mondo.
Il controllo dei choke points, delle basi navali e delle rotte energetiche continua a essere il fondamento della potenza globale.
In un’epoca di rivalità tra USA, Cina e Russia, la geopolitica marittima torna al centro della scena: i mari, ancora una volta, decidono i destini del potere mondiale.