USA vs India: tensioni commerciali e diplomatiche, nuovi allineamenti strategici con Russia e Cina e conseguenze per l’egemonia americana

Negli ultimi due-tre anni si è osservato un deciso deterioramento nelle relazioni diplomatiche e commerciali fra Stati Uniti e India. Da un lato Washington ha imposto tariffe pesanti a Nuova Delhi, in parte motivate da obiezioni riguardo agli acquisti indiani di petrolio russo; dall’altro, l’India ha risposto con fermezza, rivendicando la propria autonomia strategica ed economica. Parallelamente, Nuova Delhi sembra muoversi più apertamente verso Mosca e Pechino, pur mantenendo una politica di multipolarismo e equilibri. Questi sviluppi potrebbero costruire un asse che metta in crisi diversi pilastri della leadership statunitense—non solo economici, ma anche geopolitici, legati al controllo di rotte energetiche, alle alleanze militari e all’ordine mondiale liberal-occidentale.

Nel presente articolo analizzeremo:

  1. Quali sono le radici delle tensioni USA-India (commerciali, energetiche, diplomatiche)

  2. Come l’India sta rinsaldando i suoi legami con Russia e Cina

  3. I fattori che guidano questa evoluzione

  4. Quali scenari emergono, con rischi/limiti e opportunità

  5. Le implicazioni per l’egemonia statunitense


1. Le radici delle tensioni diplomatiche e commerciali USA-India

1.1 I dazi USA e la rottura nei negoziati

  • Nel corso del 2025, l’amministrazione statunitense ha impresso una serie di tariffe punitive verso l’India. Un’operazione di escalation è stata quella di imporre un dazio addizionale del 25% su una grande gamma di beni indiani, collegato agli acquisti di petrolio russo da parte dell’India.

  • Il dazio totale su molti beni esportati verso gli Stati Uniti è salito al 50% di tariffa. L’impatto è molto forte soprattutto per settori labor-intensivi: tessile, calzature, gioielleria, prodotti agricoli limitati ma significativi.

  • Queste misure hanno complicato la prosecuzione dei negoziati per un accordo commerciale bilaterale USA-India, che molti speravano potesse favorire un aumento del commercio bilaterale e maggiore integrazione nelle catene globali. Le controversie su accesso al mercato (specialmente agricolo), dazi MFN elevati in India, barriere non-tariffarie, e politiche commerciali difensive hanno impedito progressi.

1.2 Acquisti energetici dalla Russia

  • L’India è divenuta uno dei principali importatori mondiali di petrolio russo. Dopo l’invasione dell’Ucraina, molti paesi occidentali hanno imposto sanzioni che limitano l’accesso a petrolio russo; l’India, approfittando dei forti sconti offerti da Mosca, ha acquistato ingenti quantitativi.

  • Dal lato USA, si è fatto un punto d’onore nel criticare questi acquisti, sostenendo che essi finanziano indirettamente lo sforzo bellico della Russia in Ucraina. In risposta, il governo indiano ha difeso la necessità energetica, sostenendo che la scelta non sia politica ma dettata dal mercato e dalle opzioni disponibili.

1.3 Diplomazia, principi e autonomia strategica

  • Il governo indiano, specialmente tramite il Ministero degli Esteri, insiste che l’India non accetterà pressioni che violino la sua sovranità strategica. In più occasioni ha respinto richieste statunitensi di cambiare la politica energetica o commerciale come intromissione ingiusta.

  • India sottolinea che altri paesi occidentali praticano comunque scambi con la Russia, con materie prime, energia, fertilizzanti, minerali, etc., e che alcune critiche sono contraddittorie o selettive.

1.4 Frizione sul fronte difesa, sicurezza, regioni contese

  • Le relazioni India-Cina, pur complesse, stanno mostrando segnali di distensione in certi ambiti diplomatici (riapertura di voli diretti, dialogo lungo la Linea di Controllo, meccanismi di fiducia).

  • Allo stesso tempo l’India mantiene una posizione ferma su questioni che riguardano la sicurezza nazionale, terrorismo, stabilità nella regione (specialmente Pakistan, Afghanistan) e richieste che le relazioni multilaterali tengano conto di queste preoccupazioni. Questo ha generato frizioni nel contesto delle dichiarazioni congiunte in organizzazioni come la SCO quando taluni punti erano percepiti come parziali o inefficaci.


2. L’avvicinamento verso Mosca e Pechino

Non è esatto dire che l’India ha rotto con gli USA: piuttosto è emersa una traiettoria di “allineamento selettivo” con Russia e Cina, sia commerciale che diplomatico, come forma di bilanciamento, non tanto per opporsi esplicitamente a Washington ma per tutelare i propri interessi.

2.1 India-Russia: energia, commercio, difesa

  • Come accennato, l’India è ormai uno dei maggiori acquirenti di petrolio russo.

  • Il volume del commercio bilaterale India-Russia ha raggiunto cifre record (~ USD 68,7 miliardi nel periodo fino a marzo 2025) , e Nuova Delhi punta a espandere ulteriormente, anche diversificando la sua esportazioni verso Mosca (settore agricolo, farmaceutico, manifatturiero) per riequilibrare deficit.

  • Russia continua a essere un importante partner per la difesa: forniture, cooperazione tecnologica, esercitazioni, etc. Sebbene India abbia cercato di diversificare (partner occidentali, Israele, etc.), il legame con Mosca resta robusto.

2.2 India-Cina: dialogo, commercio, gestione dei conflitti

  • Nonostante le tensioni lungo il confine (Galwan nel 2020, stallo poi), si registrano segnali di dialogo: incontri ministeriali bilaterali, dialoghi di difesa, volontà di “riaprire” certi canali, negoziare la fiducia.

  • Nel 2025 è stata annunciata la ripresa dei voli diretti tra India e Cina dopo cinque anni, un segnale tangibile di normalizzazione diplomatica e apertura commerciale.La Cina ha manifestato pubblica disponibilità a rafforzare le relazioni economiche con l’India in modo “costruttivo”, sottolineando la necessità di cooperazione su commercio, investimenti, connettività.

2.3 Triangolazione Mosca-Pechino-Nuova Delhi

  • Esiste una crescente convergenza di interessi fra i tre, almeno su alcuni temi: la critica allo status quo occidentale dell’ordine globale, la de-dollarizzazione, la cooperazione in forum multilaterali come i BRICS, la SCO, la questione dell’energia e della sicurezza regionale.

  • Un esempio simbolico: al recente vertice SCO a Tianjin è emerso il gesto (“triple handshake”) tra Modi, Putin e Xi Jinping, interpretato da molti analisti come segnale di una maggiore affinità politica.


3. Fattori che guidano l’evoluzione della politica estera indiana

Per capire perché l’India stia muovendosi in questa direzione, bisogna considerare una serie di variabili strutturali e congiunturali.

3.1 Interesse energetico e insicurezze del mercato globale

  • L’India è una economia in forte crescita, con fabbisogni energetici molto elevati. I prezzi delle energie fossili, i vincoli delle sanzioni occidentali, e la volatilità geopolitica rendono essenziale garantire fonti diversificate e sicure. I forti sconti offerti da Russia a seguito delle sanzioni la rendono un’opzione difficile da ignorare.

  • L’India non vuole trovarsi vincolata da scelte geopolitiche degli altri che compromettono la propria crescita e la stabilità interna (prezzi, inflazione, deficit commerciale). Energy security è diventata parte integrante della sua strategia di sviluppo.

3.2 Autonomia strategica e identità globale dell’India

  • L’India ha da tempo seguito una politica di non-allineamento o multi-allineamento (“strategic autonomy”), che significa non aderire rigidamente a blocchi già formati né subordinarsi alle pressioni esterne.

  • Nuova Delhi vuole essere riconosciuta come un grande potere indipendente, non come un satellite o proxy. Ciò alimenta la sua volontà di mantenere rapporti con Russia e Cina, nonostante le divergenze, pur cercando di proteggere la sua posizione in Asia Meridionale e nell’Oceano Indiano.

3.3 Pressioni esterne e reazioni nazionali

  • Le pressioni degli Stati Uniti (e dell’Occidente in generale) sono percepite non solo come politiche economiche ma come attente al contenimento strategico. I dazi e le minacce vengono viste in India come tentativi di piegare le proprie scelte energetiche e diplomatiche.

  • Allo stesso tempo, c’è una forte opinione nazionale che la sovranità energetica e le scelte economiche non debbano essere sacrificate per mantenere il favore statunitense. Politici come Jaishankar e Modi lo hanno ribadito con chiarezza.

3.4 Opportunità economiche con Russia e Cina

  • Sconti nei prodotti energetici russi

  • Possibilità di investimenti cinesi e collaborazioni in infrastrutture, tecnologie, connettività

  • Mercati alternativi per le esportazioni indiane in settori penalizzati dai dazi USA

  • Espansione delle reti multilaterali (BRICS, SCO, G20, forum Global South) che premiano interlocuzioni più equilibrate e meno dominate da un solo centro di potere


4. Scenari possibili: rischi, limiti e opportunità

Con queste tendenze, emergono vari scenari. Alcuni indicano un vero e proprio “asse” alternativo agli USA, altri suggeriscono che, nonostante le divergenze, gli USA mantengano ancora leva e potere.

4.1 Scenario di allineamento crescente

Se l’India continuerà a rafforzare legami con Russia e Cina, si possono vedere:

  • Maggiore cooperazione militare bilaterale o trilaterale India-Russia-Cina su intelligence, esercitazioni, tecnologie (anche se la storia mostra che India tende ad essere cauta su trasferimenti tecnologici sensibili)

  • Crescita degli scambi commerciali fuori dal perimetro USA-Europa, con più scuole di transazioni in valute non-dollaro, meccanismi finanziari alternativi per evitare sanzioni o barriere imposte da Washington

  • Aumento della cooperazione energetica: raffinazione del petrolio russo, accordi a lungo termine con Mosca, e forse anche con blocchi congiunti che coinvolgono la Cina per infrastrutture energetiche (pipeline, oleodotti, rotte marittime)

4.2 Limiti e resistenze

Non è scontato che questo “asse” possa diventare un blocco coerente come quelli della Guerra Fredda:

  • Differenze storiche: India e Cina hanno contenziosi di confine, sospetti reciproci, competizione regionale, e India non desidera dipendere eccessivamente dalla Cina, anche se il commercio è grande.

  • Diversità politica: India mantiene relazioni diplomatiche con l’Occidente, con alleanze nel quadro del Quad (USA, Giappone, Australia) e cooperazioni sulla sicurezza regionale e marittima. Potrebbe usare la sua posizione per mediare più che per polarizzare.

  • Vincoli interni: inflazione, debito, bilancio energetico, stabilità politica sono elementi che possono limitare quanto l’India possa spostarsi lontano dagli USA.

  • Reazioni esterne: gli USA possono intensificare le pressioni, usare sanzioni, condizionare aiuti, incentivi, politiche commerciali in modo più coercitivo; altri partner occidentali potrebbero offrire alternative, rendendo l’India dividata.

4.3 Opportunità

  • Per l’India, mantenere autonomia strategica rafforza la sua posizione agli occhi del Sud Globale, le da una credibilità come potenza non subordinata.

  • Potenziale per Nuova Delhi di sfruttare la competizione tra USA, Russia e Cina per ottenere migliori condizioni – investimenti, tecnologia, concessioni commerciali.

  • Per paesi terzi, diversificazione delle catene di fornitura globali: se India cresce come hub manifatturiero alternativo, con minor vulnerabilità a pressioni americane, può attrarre imprese che vogliono ridurre dipendenze politiche rischiose.


5. Implicazioni per l’egemonia degli Stati Uniti

Se confermato e consolidato, questo spostamento avrebbe conseguenze importanti per il ruolo globale degli USA:

5.1 Riduzione della leva economica

  • Le tariffe e le sanzioni sono fra i principali strumenti di pressione economica che Washington può esercitare. Se l’India diventa meno vulnerabile economicamente — per esempio, diversificando forniture energetiche e mercati di esportazione — la capacità degli USA di imporre costi su pratiche considerate “non accettabili” diminuisce.

  • Se si diffondessero pratiche come commercio in altre monete, accordi regionali che bypassano le infrastrutture finanziarie controllate dall’Occidente, ciò indebolirebbe il dominio del dollaro come strumento politico.

5.2 Cambiamento dell’equilibrio geopolitico in Asia

  • Un’India più vicina a Russia e Cina rende più complessa l’architettura di sicurezza asiatica dominata dagli USA. Per esempio, le relazioni con il Quad o la cooperazione marittima indopacifica potrebbero essere complicate.

  • Le dispute regionali — su confini, risorse, rotte commerciali — potrebbero oscillare, con l’India che esercita più peso autonomo piuttosto che schierarsi automaticamente con Washington.

5.3 Influenza nelle istituzioni globali

  • L’India potrà usare la sua posizione nelle organizzazioni multilaterali (BRICS, SCO, G20, forum del Sud Globale) per promuovere un ordine mondiale più rispettoso del “sud”, dove il discorso su giustizia economica, energie, infrastrutture, cambiamento climatico e governance globale non sia sempre veicolato dalla prospettiva statunitense/europea dominante.

  • Potrebbe spingere per riforme nelle istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale, FMI, ecc.) per dare più voce alle economie emergenti.

5.4 Possibili contraccolpi e rischi per gli Stati Uniti

L’America potrebbe rispondere in vari modi: intensificando l’uso di sanzioni secondarie, isolando diplomaticamente l’India, o offrendo incentivi molto forti per ricondurre Nuova Delhi nel proprio orbita strategico. Questo potrebbe innescare una corsa a fornire assistenza, tecnologia, investimenti, diplomazia per “competere” per l’influenza in India.


6. Conclusione

Le tensioni USA-India non sono solo un fenomeno transitorio: riflettono un cambiamento più profondo nei rapporti di potere globali. L’India, forte della sua posizione demografica, della crescita economica e delle necessità energetiche, sta progressivamente riaffermando la sua autonomia strategica. L’avvicinamento a Russia e Cina è sia opportunistico che ideologico — opportunistico in termini di approvvigionamento energetico, commercio, cooperazione tecnologica; ideologico nel senso di una visione del mondo meno dominata da un solo attore, più multipolare, dove le nazioni possono fare scelte indipendenti senza dover scegliere “da che parte stare”.

Per gli Stati Uniti, questo pone la sfida di rivedere la propria strategia: la pressione economica e diplomatica risulta efficace solo fino a un certo punto; oltre quel limite rischia di spingere i partner a cercare alternative. Se non si adatterà, Washington potrebbe scoprire che il proprio margine di egemonia si sta riducendo, soprattutto in Asia e nell’Indo-Pacifico.

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