Geopolitica e potere: Il pensiero di Machiavelli e la natura del potere

Senza dubbio il pensiero di Niccolo’ Machiavelli e’ stato uno dei piu’ rilevanti nell’ambito della storia del pensiero politico nonche’ del dibattito politico maturato in ambito rinascimentale. Nessuno come Machiavelli ha messo in evidenza la fisionomia del potere politico, la sua natura ed anche il rapporto, per noi di grande interesse, tra geopolitica e potere. Quest’ultimo e’ per noi di grandissima importanza e , per comprenderlo appieno, bisogna capire la natura dello stato, la sua ragion d’essere ed il motivo della sua azione che comprende il concetto di ragion di stato o di interesse vitale di uno stato ( il quale e’ anche un’entita’ geopolitica). Solo un’approfondita analisi di questo tipo ci puo’ far comprendere quale sia il vero rapporto tra geopolitica e potere e perche’ lo studio dei rapporti di forza fra gli stati del mondo (e quindi della dinamica del potere tra questi ultimi) puo’ disvelare quale sia la relazione, oggetto della nostra analisi, fra geopolitica e potere. A tal fine e’ quindi opportuno comprendere appieno l’analisi del pensatore italiano del ‘500 ed i suoi tratti distintivi.

GEOPOLITICA E POTERE: IL PENSIERO DI MACHIAVELLI E LA NATURA DEL POTERE

Il pregio dell’opera letteraria del Machiavelli e’ senz’altro quello di aver sostenuto il concetto di autonomia della politica. Tale disciplina in effetti ha leggi proprie e prescinde ,nella sostanza, da qualsiasi influenza ad essa esterna. Non puo’ influenzarla la morale ( da cui prescinde in modo totale) ne’ la religione ( che nella concezione dello stato di Machiavelli e’ un mero instrumentum regni ovvero un mezzo per ottenere il consenso popolare da parte del vertice politico) ne il pensiero filosofico come pretese, ad esempio, Platone. In sintesi un modello politico non puo’ derivare , come pretese l’idealismo politico del suo tempo, da astratte dottrine filosofiche o credenze religiose. In questo Machiavelli si contrappone ,in modo netto e deciso, a tutte le concezioni idealiste che presero forma nel periodo rinascimentale. Affermando e sostenendo un realismo politico che fu oggetto di accese discussioni. L’entita’ statale ha la sua ragion d’essere nella natura umana. Ovvero nelle inclinazioni egoistiche e per lo piu’ malvagie dell’essere umano la cui azione non risponde, se non con la forza, alle volonta’ ed alle necessita’ della collettivita’ (rappresentata appunto dallo stato). Tali considerazioni antropologiche spiegano perche’ le tendenze centrifughe connaturate all’essere umano debbano essere condotte, anche con la forza coercitiva dello stato, a divenire delle spinte centripete ( ovvero devono spingere l’azione del singolo individuo verso il bene dello stato e della collettivita’) e a convogliare l’azione del singolo verso l’utile ed il bene collettivo.  La necessita’ dell’entita’ statale, in una concezione molto simile a quella di Hobbes, ha quindi motivazioni specificamente antropologiche. Lo stato rappresenta lo strumento con cui l’uomo organizza la propria azione e trascende il caos dello stato di natura. Lo stato ha come suo fine il benessere della collettivita’ ed il mantenimento ( e l’ingrandimento) di se stesso. E per far questo deve impegnare ogni sua energia e tutti i suoi mezzi. Non importa se quest’ultimi siano discutibili da un punto di vista morale. Cio’ che conta e’ la sopravvivenza e lo sviluppo dell’entita’ statale finalizzata al benessere ed alla prosperita’ dei propri cittadini. L’azione politica e’ quindi finalizzata alla conservazione dello stato, al suo benessere ed alla sua espansione economica e territoriale. Nessun vero statista puo’ prescindere da tale visione dello stato e della politica. Nel far questo la classe politica ha il diritto di ricorrere alla guerra quando gli interessi vitali dello stato siano minacciati e quando la via diplomatica non consenta un accomodamento con le controparti geopolitiche. “Il fine giustifica i mezzi”. Ed ogni mezzo deve essere utilizzato per la sopravvivenza e la conservazione dell’entita’ statale. La quale appare quindi pervasa, come ogni organismo vivente, da un vero e proprio istinto di autoconservazione che la spinge a lavorare assiduamente per continuare ad esistere, per rafforzarsi e per espandersi. Ma e’ ovvio che il rafforzarsi di uno stato puo’ rappresentare una minaccia per un altro stato e porre quindi le basi  per un conflitto di interessi che , quando non puo’ essere risolto con la diplomazia, deve esser risolto con la guerra. La natura stessa del potere e dello stato, come ben chiarito dal Machiavelli, pone le basi per la competizioni con gli altri stati per il controllo di risorse economiche vitali (materie prime agricole e minerarie), per il controllo di rotte commerciali o mercati di sbocco, per lo sfruttamento di risorse naturali ( si pensi alle guerre per l’acqua) di vitale importanza per le economie nazionali.  Tale dinamica di conflitto e competizione e’ oggetto della disciplina geopolitica. Il cui compito e’ quello di analizzare i rapporti di forza che scaturiscono da tale dinamica competitiva in accordo con la geoeconomia ( che definisce le cause economiche che determina l’azione delle leaderships politiche e quindi i reali interessi dell’azione geopolitica) e l’analisi storica ( che ci offre la possibilita’ di chiarire come tali conflitti si siano svolti e sviluppati in passato nonche’ di compararli a quelli presenti in modo tale da definirne differenze od analogie). E da cui sono scaturiti  i vari “ordini mondiali” della storia ( ne sono esempi eclatanti la PAX ROMANA, LA PAX BRITANNICA e quella AMERICANA). Ovvero quegli assetti geopolitici che hanno caratterizzato in modo profondo, e per molto tempo, la dinamica delle relazioni internazionali sul nostro pianeta. In questo senso il rapporto tra la geopolitca ed il potere appare molto chiaro. E differisce da quello dell’ analisi politica che studia ed analizza gli sviluppi del potere all’interno delle varie entita’ statali del mondo.  

GEOPOLITICA E POTERE: IL VERO OGGETTO DELLA GEOPOLITICA

Come abbiamo avuto modo di chiarire in un nostro recente articolo (COS’E’ LA GEOPOLITICA, IMPORTANZA DELLA GEOPOLITICA (geopolitika.it)) la geopolitica studia ed analizza la dinamica del potere nei rapporti tra le varie entita’ geopolitiche del mondo. Analizza quindi i rapporti di forza, anche a livello economico (ed e’ quindi associata, nella sua nalisi, alla geoeconomia), tra i vari stati del mondo. I quali sono perennemente inseriti in una dinamica di competizione e di antagonismo con la sola finalita’ di consolidare se stessi sul palcoscenico geopolitico mondiale. La finalita’ degli stati e’ quindi quella  di aumentare la propria ricchezza ed il proprio potere e di divenire piu’ forti di quanto non  siano stati in passato. Nel perseguire tale obbiettivo le leaderships delle varie nazioni del mondo non contemplano considerazioni morali di sorta. E non risparmiano mezzi di qualsiasi natura. Se la ragion di stato ( che include gli interessi vitali dello stesso) impone un fine non importa come esso sia ottenuto. L’importante e’ che  l’obbiettivo sia raggiunto. Costi quel che costi. Anche a danno di intere popolazioni ed al costo di migliaia o milioni di morti. Se il fine puo’ essere raggiunto diplomaticamente ci si accorda con altri stati. Ma se l’accordo non si trova non rimane che la guerra. In base ad un copione che si ripete dalla notte dei tempi. Il rapporto tra geopolitica e potere e’ quindi un rapporto molto stretto. La  geopolitica, intesa come specifica disciplina di studio, non puo’ prescindere dall’analisi della dinamica del potere come viene ( ed e’ venuto) maturando nei rapporti, conflittuali e non, tra  le varie nazioni del mondo. Anzi, potremmo dire che non potrebbe proprio esistere, ora come in passato, senza un tale oggetto di studio. 

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