La geopolitica dell’Inghilterra e dell’impero inglese : analisi e cenni storici

LA GEOPOLITICA DELL’INGHILTERRA E DELL’IMPERO INGLESE

Anche in relazione ai recenti sviluppi geopolitici sul palcoscenico geopolitico internazionale ( che vede uno scontro, storicamente quasi senza precedenti, tra oriente ed occidente) ci sembra doveroso analizzare la storia e l’evoluzione politica e geopolitica di uno degli attori geopolitici principali di tale conflitto. Stiamo parlando dell’Inghilterra. Potenza egemone per quasi mezzo millennio,  oggi esercita ancora, a braccetto con gli Stati Uniti d’ America, il ruolo di garante dell’ordine mondiale cosi come si e’ delineato dopo la seconda guerra mondiale e dopo il crollo dell’ URSS. Cerchiamo di comprendere il perche’ della potenza e della forza di questa realta’ geopolitica che, se pur piccola e geograficamente quasi irrilevante ( almeno in termini di dimensioni) ha rappresentato qualcosa di molto importante per la storia d’Europa e del mondo intero  negli ultimi cinquecento anni di storia. 

LA GEOPOLITICA DELL’INGHILTERRA E DELL’IMPERO INGLESE: NASCITA E SVILUPPO DELLA NAZIONE INGLESE .

L’Inghilterra, come entita’ geopolitica moderna, nasce nell’anno 1066 allorche’ lo sbarco di Guglielmo il conquistatore ( prima chiamato “il bastardo” e poi rinominato “il conquistatore” in virtu’ della conquista della Gran Bretagna ) vide la facile vittoria sul regno anglosassone (nella celebre battaglia di Hastings) allora guidato da Aroldo II. Guglielmo, duca di Normandia e vassallo del Re di Francia, crea in Inghilterra uno stato forte in cui la figura del sovrano e’ predominante rispetto a quello della nobilta’ (e del clero). Organizza quindi lo stato in modo profondamente diverso rispetto al quadro politico che si riscontrava nel continente europeo in quel periodo. E questo spiega perche’ l’evoluzione politica dello stato inglese sara’ diversa ( e per certi aspetti diametralmente opposta, a quella del regno di Francia ove la figura del sovrano dovra’ riconquistare ,nel corso degli anni, progressivamente, il ruolo perso con l’avvento dell’economia feudale in una lotta estenuante con i propri vassalli che non ne riconoscono piu’ le prerogative regali) da quella del resto del continente. In Inghilterra la figura del Re e’ talmente forte che la nobilta’ e’ da subito costretta a combattere ferocemente per acquisire dei diritti fondamentali. Diritti che saranno in parte tutelati dopo la promulgazione della Magna charta libertatum (1215) in cui la nobilta’ vide tutelato il proprio diritto a controllare le imposte. In Inghilterra tuttavia anche il ruolo del primo stato, il clero, fu subito ridimensionato. Con le costituzioni di Clarendon (1164) il Re Enrico II plantageneto provvide a limitare il potere del clero e l’influenza di Roma su quest’ultimo. Ne’ il clero ne’ la nobilta’ (ovvero il primo ed il secondo stato) rappresentarono nel medio evo inglese un vero problema per il sovrano. Sovrano che era talmente potente da sentirsi in grado di sfidare persino il Re di Francia ( di cui formalmente era vassallo) in quella che fu una delle guerre piu’ cruente e sanguinose della storia dell’umanita’: La guerra dei cento anni (1337-1453). Tale guerra, che ha motivazioni dinastiche (e nella contraddizione di un re di Inghilterra che in quanto duca di Normandia era ancora formalmente vassallo del Re di Francia) vede l’Inghilterra dominare la prima parte del conflitto ( anche grazie al ruolo della fanteria e degli arcieri nelle tattiche di guerra che manderanno in crisi la vecchia concezione bellica fondata sulla cavalleria) fino al punto di conquistare tre quarti del territorio francese. L’ultima fase del conflitto vide un sussulto patriottico del popolo francese (di cui la figura di Giovanna d’Arco fu sicuramente emblematica) che riusci’ a riconquistare gran parte del territorio francese e riportarlo sotto il controllo del Re di Francia. Tale conflitto’ dimostro’ comunque la forza e la potenza del regno inglese che si paleso’ come lo stato piu’ potente dell’epoca sul continente europeo. Nei decenni successivi alla guerra dei cento anni si assistette ad un conflitto intestino tra le varie fazioni della nobilta’ inglese che letteralmente si decimo’ in questi scontri. Fino alla celeberrima guerra delle due rose (1455-1485) che fu talmente cruenta da indebolire il ruolo della nobilta’ in Inghilterra in modo irreparabile a tutto vantaggio della borghesia che, grazie a questa dinamica interna, trovo’ meno contrasti che altrove nel lungo cammino che la condusse al potere. Il ruolo della borghesia in Gran Bretagna fu quindi cruciale a partire del XVI secolo e permise il grande slancio coloniale che porto’ all’esplorazione ed alla colonizzazione del nord America (il primo viaggio della Mayflower e’ del 1620) ed apri’ la strada alla formazione dell’impero coloniale anglosassone che raggiungera’ il suo apogeo geopolitico, l’apice del proprio potere, nel corso del XIX secolo (nonche’ alla rivoluzione industriale nel XVIII secolo che fu possibile proprio grazie alla presenza di una classe imprenditoriale politicamente egemone e propensa al rischio). Tutto cio’ fu favorito dalla dinamica politica e sociale che prese forma nel corso del XVII secolo ovvero il secolo delle due rivoluzioni borghesi (quella del 1648 e quella del 1688-89) che ,con la deposizione dei due sovrani Stuart Carlo I e Giacomo I, spiano’ la strada alla definitiva conquista del potere politico da parte della borghesia ( ben cento anni prima della rivoluzione francese, che decreto la fine dell’Ancien Regime in Francia, con l’avvento della borghesia al vertice del potere politico ai danni della’ nobilta’). Tali sviluppi permisero allo stato inglese di essere il piu’ evoluto dell’epoca (cosi come nel medio evo, lo fu per la sua eccezionalita’ politica creata da Guglielmo il conquistatore come scritto sopra) ed anche il piu’ ricco grazie ai proventi del commercio con le colonie d’oltremare che ,a partire dal XVII secolo, divennero il perno della visione geopolitica inglese. Tutto cio’ fece si che la “perfida Albione”, divenuta proprio in quegli anni potenza egemone, guardasse sempre con distacco le vicende del continente europeo sul quale si impegno’ solo per impedire che i vari tentativi egemonici delle potenze continentali avessero successo. L’Inghilterra ,chiusa nel suo spendido isolamento, che anche geograficamente le garantiva la sua natura insulare, si affermo’ come “potenza bifronte”. Ovvero come potenza che da una parte guardava all’Europa, geopoliticamente intesa, dall’altra, ed ancor di piu’, alle colonie d’oltremare sotto il suo controllo  ed al commercio (ed agli immensi profitti che ne derivavano) con quest’ultime che erano la fonte da cui essa generava la propria ricchezza. Tale ricchezza consenti’ a Londra di finanziare coalizioni di stati contro le potenze che, di volta in volta, ne minacciavano il  potere. Fu in questa maniera che furono contrastati ed annichiliti i sei tentativi egemonici che presero forma sul continente europeo dal ‘500 al ‘900 (quelli spagnoli di Carlo V e Filippo II, quelli francesi di Luigi XIV e Napoleone e quelli tedeschi di Guglielmo II ed Hitler) e che tentarono di sostituire, di volta in volta, il potere dell’Inghilterra con quello della potenza che aspirava all’egemonia sul continente europeo. L’Inghilterra fu maestra ,in questo periodo storico, nel praticare la strategia del divide et impera e nel formare coalizioni  coinvolgendo gli “spazi esterni ” al territorio europeo ( colonie od ex colonie come gli USA ma anche la Russia che fu decisiva nella sconfitta dei tentativi egemonici di Hitler e Napoleone) cosi da impedire l’imposizione di un’egemonia di una potenza continentale sul vecchio continente. Tutto cio’ fu reso possibile dalla grandissima ricchezza accumulata in conseguenza dello sfruttamento e dal commercio con il suo immenso impero coloniale e commerciale (che raggiunse la massima espansione alla fine del XIX secolo e che si estendeva su una superficie di oltre 30.000.000 di kmq). Al mantenimento del quale provvide la creazione della piu’ grande flotta militare e mercantile del mondo nonche’ l’imposizione di una vera e propria talassocrazia (con relativo controllo dei principali stretti marittimi e dei piu’ importanti scali commerciali del mondo)  che e’ rimasta quasi incontrastata fino all’inizio del XX secolo. Secolo in cui essa dovette cedere lo scettro del potere alla sua potenza “sorella”: Gli stati uniti d’America. Con la quale il Regno Unito agisce ancor oggi di comune accordo e con cui controlla, direttamente od indirettamente, mezzo mondo.

LA GEOPOLITICA DELL’INGHILTERRA E DELL’IMPERO INGLESE: CONCLUSIONI

Il ruolo geopolitico dell’Inghilterra e’ stato ,dal 1066, semplicemente sorprendente. Sorprendente soprattutto perche’ la piccola isola ha sempre goduto di un carattere di eccezionalita’. E questo non solo a livello geopolitico ( a partire dalla sua natura insulare che l’ha protetta da attacchi di antagonisti con aspirazioni egemoniche) ma anche a livello politico e sociale. La sua evoluzione politica e sociale e’ stata ben diversa da quella delle altre nazioni del continente europeo. Essa e’ sempre arrivata prima, ha sempre anticipato sviluppi che in altre nazioni furono attuati decenni se non secoli dopo. Tutto a partire dall’opera di Guglielmo, duca di Normandia e vassallo del Re di Francia che, impossessatosi dell’isola, si guardo’ bene dal riproporre un modello feudale come quello presente sul continente che ne limitasse poteri e facolta’. E creo’ un modello politico che rappresento’ un “unicum” sul palcoscenico politico e geopolitico europeo dei tempi ( anche rispetto all’impero bizantino che, preservando il modello politico-economico dell’impero romano, di fatto risultava lo stato politicamente piu’ evoluto dell’epoca). Da tutto cio’ la rilevanza  geopolitica dell’Inghilterra nel medioevo. Dal rinascimento in poi il carattere di eccezionalita’ si paleso’ nell’ evoluzione sociale che visse la Gran Bretagna in rapporto all’esaurimento del ruolo storico della nobilta’ e all’avvento al potere della borghesia che diede un’impronta commerciale e mercantilista all’impero inglese. Fu in virtu’ di tali sviluppi che l’impero inglese pote’ espandersi cosi tanto in rapporto, appunto, alla ricchezza creata dall’attivita’ commerciale e mercantile. E fu in virtu’ di tali sviluppi che proprio qui fu possibile la prima rivoluzione industriale della storia dell’umanita’ ( molti pensano che il fattore determinante che permise tale fenomeno fu la presenza delle materie prime sul suolo inglese ma ,in verita’, per quanto importante l’abbondante presenza del carbon coke non fu la causa principale della rivoluzione industriale. Molto piu’ lo fu la propensione al rischio della borghesia inglese nonche’ l’abbondanza di manodopera fornita dalle enclosures ed i mercati di sbocco rappresentati dalle colonie). Non e’ un caso quindi se “la perfida Albione” e’ stata quello che e’ stata. E se, pur cosi piccola, abbia saputo imporre il suo dominio sul mondo e domare tutti colori che ,nel corso di molti secoli, hanno aspirato a sostituirsi ad essa nella guida del mondo.

 

 

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