Petrolio e geopolitica. Il ruolo degli idrocarburi nel quadro geopolitico attuale e sui futuri assetti geopolitici mondiali

PETROLIO E GEOPOLITICA: L’IMPORTANZA DEL PETROLIO NELLA DINAMICA GEOPOLITICA MONDIALE

Il ruolo del petrolio ( e degli idrocarburi in genere ) sulle dinamiche geopolitiche mondiali e’ ben noto. Si puo’ dire che dal periodo successivo alla seconda guerra mondiale (anche se in verita’ la meccanizzazione dei paesi industrializzati piu’ evoluti impose un notevole consumo di idrocarburi gia’ dal primo decennio del XX secolo) il controllo e lo sfruttamento delle risorse petrolifere siano stati al centro di ogni considerazione geopolitica dei vari stati del mondo. Questo perche’ l’economia mondiale ed i processi produttivi videro un uso sempre maggiore di idrocarburi a discapito di altre fonti di energie come il carbone (ampiamente usato per tutto l’800). Ma anche perche’ i paesi del cosiddetto primo mondo (ovvero i paesi industrializzati occidentali) non ne avevano grandi riserve  ed anche quando ne avevano (come gli Stati Uniti con i loro ricchi giacimenti texani) non ne producevano comunque in maniera sufficiente a soddisfare la domanda del mercato interno. Tutto cio’ ha determinato una dinamica geopolitica volta al controllo delle aree di produzione della preziosa materia prima ed in special modo della regione del golfo persico ove, come e’ noto, si concentra ancor oggi il maggior output di petrolio del mondo. Da qui le sinergie geopolitiche che hanno visto “alleanze speciali” tra le grandi potenze del mondo e gli stati della regione medio orientale ( si pensi ai rapporti tra USA ed Arabia Saudita  e a quelli fra Russia ed Iran dai tempi della rivoluzione islamica del 1979). Il controllo dell’area mediorientale ha richiesto la presenza costante degli eserciti e delle flotte delle grandi potenze al fine di controllare la produzione ed il transito della preziosa materia prima ( di particolare importanza lo stretto di Hormuz ove transita ancor oggi quasi il 40% del petrolio esportato nel mondo). Il petrolio ha rappresentato anche un arma geopolitica formidabile nel confronto tra USA ed URSS dopo la seconda guerra mondiale. Fu infatti il crollo del prezzo del petrolio del 1985 (conseguente ad un aumento dell’output saudita concordato a tavolino tra sauditi ed americani al fine di destabilizzare le entrate valutarie e quindi le finanze russe) che dissesto’ economicamente l’Unione Sovietica al punto da portarla alla bancarotta all’inizio degli anni ’90 del XX secolo. Mosca dovette arrendersi al potere del mercato dal momento che aveva ( ed ha ancor oggi) un’economia fortemente dipendente dall’esportazione di materie prime. Il petrolio invece salvo’ dalla bancarotta degli USA del 1971 ( in conseguenza della quale fu abbandonato il gold standard stabilito dagli accordi di Bretton Woods 27 anni prima) nel momento in cui De Gaulle richiese il rimpatrio dell’oro francese conservato negli Stati Uniti d’America. Gli USA, timorosi che altri partner geopolitici potessero avanzare la stessa richiesta, annullarono la convertibilita’ del dollaro con l’oro (che era stata stabilita con gli accordi di Bretton Woods nel 1944, proprio per dare la massima credibilita’ alla moneta USA e farne in questo modo la valuta di riserva mondiale in sostituzione della sterlina) ma, per garantire il finanziamento del debito USA e la credibilita’ del dollaro, imposero ai propri alleati di commerciare le materie prime (ed soprattutto la materia prima piu’ importante, il petrolio) nella moneta USA. Questo per far accumulare comunque riserve in dollari ai propri alleati e consentire che quei proventi fossero reinvestiti in debito USA garantendo agli Stati Uniti d’America un flusso di denaro sicuro e continuo verso il debito pubblico emesso dal tesoro USA. Con i petrodollari  gli USA si salvarono da una bancarotta praticamente certa dal momento che, verosimilmente mentivano sull’entita’ delle proprie riserve auree ( a garanzia della moneta USA) e sulla loro capacita’ effettiva di convertire tutta la massa di dollari in circolazione con il prezioso metallo. Dopo tali circostanze inizio’ il dominio della moneta fiat ( non ancorata a nessun bene sottostante reale) e della stampa sempre crescente di denaro senza valore intrinseco. Tali digressioni storiche sono doverose per comprendere come il petrolio abbia rappresentato molto piu’ che il carburante delle automobili ed il combustibile per l’industria nel mondo successivo alla seconda guerra mondiale.. Esso e’ stato (data la sua grandissima importanza nell’economia mondiale) una vera e propria arma geopolitica. Arma che ha generato guerre ed alimentato conflitti di ogni sorta e che , ahime’,e’ stata al centro di veri e propri intrighi internazionali.

PETROLIO E GEOPOLITICA: IL RUOLO DEL PETROLIO SUL PALCOSCENICO GEOPOLITICO MONDIALE DEL XXI SECOLO

Nel mondo contemporaneo il petrolio (e gli idrocarburi in genere) rappresenta ancora  la materia prima di gran lunga piu’ importante nell’economia mondiale. Anche in virtu’ dell’incremento del PIL mondiale conseguente alla vertiginosa crescita economica verificatasi nei paesi in via di sviluppo negli ultimi anni. Si pensi ad esempio alla crescita economica della Cina e dell’India degli ultimi anni. Ma anche a quella del Brasile e dell’Indonesia (paesi tra i piu’ popolati al mondo e con un incremento demografico ancora consistente). Il mondo quindi sara’ ancora affamato di petrolio per molti anni ancora. E la sua domanda rimarra’ elevata ancora a lungo. Ma ,con ogni probabilita’, la preziosa materia prima sara’  piu’ importante per le economie orientali che non per quelle occidentali. Infatti tanto in America quanto in Europa e’ iniziata una corsa a svincolarsi dal petrolio e dal gas naturale in conseguenza dei recenti sviluppi geopolitici che vedono contrapposti militarmente la NATO e la Russia ( maggior fornitrice di idrocarburi dell’Europa fino all’invasione russa dell’ Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022). In America tale affrancamento e’ iniziato gia’ da oltre dieci anni grazie alla rivoluzione della fratturazione idraulica e dell’estrazione di petrolio da scisto. Tali sviluppi hanno “donato” agli USA una effettiva indipendenza dagli idrocarburi medio orientali motivo per cui il medio oriente ha perso interesse per gli interessi strategici statunitensi. L’Europa, invece,nel disperato tentativo di rendersi indipendente dalle forniture di materie prime russe,  ha dato vita ad una corsa prodigiosa verso la riconversione della propria produzione industriale a fonti energetiche alternative (eolico e solare, nonche’ un ritorno provvisorio al carbone in sostituzione del petrolio e del gas russi) che dovrebbero ridurre progressivamente, almeno nelle intenzioni dell’establishment di Bruxelles, l’uso degli idrocarburi nei processi di produzione europei. Ne consegue che e’ iniziato un disimpegno dell’occidente nei confronti del quadro geopolitico mediorientale che ,in conseguenza di cio’, sta ridefinendosi in base ai nuovi interessi economici e geopolitici disvelatisi da un anno a questa parte. Di tutto cio’ e’ espressione  il nuovo accordo tra Iran ed Arabia Saudita per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due piu’ grandi paesi del medio oriente. Accordo che vede gli interessi sauditi prevalere sulla volonta’ geopolitica USA in merito alla situazione geopolitica della regione medio orientale. L’accordo e’ stato voluto e favorito da Pechino proprio in funzione antiamericana ed e’ indubbio che ridefinisce, in modo chiaro ed inequivocabile, la geopolitica del medio oriente a favore di Pechino e Mosca ed a danno dell’occidente. Occidente che, in virtu’ delle sue aspirazioni autarchiche a livello energetico, sta mandando in frantumi il “sistema del petrodollaro” come aveva preso forma dal 1971 sino ai giorni nostri. Se infatti l’Arabia Saudita e le monarchie del golfo persico inizieranno, come appare ormai del tutto evidente, a vendere i loro idrocarburi in monete diverse dal dollaro continueranno a finanziare comunque il debito pubblico USA ? Perche’ dovrebbero continuare a “sorreggere” gli Stati Uniti d’America se questi ultimi non sono piu’ un partner commerciale rilevante in questa parte di mondo ? E che conseguenze potra’ avere tutto cio’ sull’immensa mole di debito creata in occidente e sul suo continuo rifinanziamento ? Domanda da un milione di dollari. Ed alla quale, al momento, non si possono dare risposte certe. Certo e’ che i cambiamenti che aspettano l’umanita’ in questa prima parte del XXI secolo sono veramente  epocali. L’allocazione dei capitali mediorientali appare molto rilevante anche in virtu’ del fatto che il congelamento dei beni russi in occidente (applicato in conseguenza dell’invasione dell’Ucraina) ha portato ad un enorme deflusso di “capitali orientali” dalle banche occidentali e da assets finanziari denominati in dollari (soggetti a sequestro in caso di complicazioni diplomatiche e geopolitiche con Washington). Si parla di una cifra di circa 400 miliardi di dollari. Ed e’ forse solo l’inizio di un processo che  probabilmente durera’ anni e che vedra’ la completa perdita di fiducia nel sistema finanziario occidentale. 

PETROLIO E GEOPOLITICA: CONCLUSIONI

Da quanto scritto sopra appare evidente come l’importanza del petrolio non sia solo relativa alla funzionalita’ delle nostre automobili o alla produzione dell’industria petrolchimica (si pensi alla plastica). Il petrolio ha avuto, ed ha tutt’ora, una rilevanza geopolitica veramente impressionante. Esso ha generato guerre ( e quindi morti) ed e’ stato sempre al centro di qualsiasi considerazione geopolitica delle maggiori entita’ geopolitiche del mondo. Ed anche oggi che tanto si parla di transizione energetica non si intravede, in verita’, il giorno della fine dell’era della preziosa materia prima. Che certo un giorno arrivera’. Ma non e’ certamente oggi quel giorno. E, con ogni probabilita’, non sara’ nemmeno domani.

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