Il Brasile di Lula ed il nuovo ordine mondiale

La recente visita del presidente brasiliano Ignazio Lula da Silva a Pechino ha disvelato i retroscena della politica estera del paese sudamericano. Con dichiarazioni che rappresentano una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti degli Stati Uniti d’America e della finanza occidentale. Lula, dopo aver gia’ annunciato la decisione di sostituire il dollaro nell’interscambio commerciale tra Pechino e Brasilia, ha stavolta pubblicamente esortato i paesi del sud del mondo ad abbondonare l’uso della moneta USA nelle transazioni commerciali. E si e’ dichiarato del tutto favorevole a “chiudere” l’era del dollaro come valuta di riserva globale e valuta per le transazioni internazionali. Il peso di tali dichiarazioni e’ considerevole anche in relazione al fatto che sono state fatte proprio durante una visita ufficiale in Cina. Cio’ dimostra  che Brasilia ha ormai deciso da che parte stare ed ha sposato, senza se e senza ma, la causa degli antagonisti geopolitici dell’impero anglosassone. Cio’ pone il piu’ grande e popoloso paese dell’America latina decisamente al di fuori dell’orbita statunitense ed allarga il fronte della ribellione mondiale contro l’egemone anglosassone ed il sistema economico-finanziario da esso imposto al resto del mondo. Ma cerchiamo di comprendere meglio le cause e le conseguenze di una tale presa di posizione da parte dell’establishment brasiliano.

LA CINA E’ IL PIU’ GRANDE PARTNER COMMERCIALE DEL BRASILE.

La politica estera dello stato brasiliano sembra dettata dal peso economico che Pechino ha sull’economia brasiliana. Oggi la Cina rappresenta di gran lunga il primo partner commerciale dello stato sudamericano (l’interscambio commerciale ammonta a circa 150 miliardi di dollari) ed il primo mercato di esportazione per le merci brasiliane (per un valore di oltre 89 miliardi di dollari) e l’entita’ del commercio bilaterale cresce ogni anno rendendo i rapporti tra Pechino e Brasilia sempre piu’ solidi. Entrambi i paesi poi fanno parte del club BRICS ed hanno una visione geopolitica che presenta molti punti di convergenza. Soprattutto in merito all’egemonia anglosassone sul mondo. Il Brasile d’altronde, come tutti i paesi dell’America latina, ha subito per anni le ingerenze degli Stati Uniti d’America che sono intervenuti, direttamente od indirettamente, nella dinamica politica interna del paese sudamericano. Tali ingerenze (che in verita’ hanno subito tutti i paesi del sud America e non solo il Brasile) hanno reso il grande paese sudamericano poco piu’ che una colonia USA in America latina ed e’ normale che Brasilia oggi cerchi di rendersi indipendente dal giogo anglosassone subito per anni. La sua posizione nei confronti degli USA e’ simile a quella dell’Ucraina nei confronti della Russia. Il paese sudamericano sta ribellandosi al suo ruolo subalterno a quello degli USA come l’Ucraina sta cercando di liberarsi dai condizionamenti, geopolitici e non, impostigli da Mosca. Il punto e’ che cio’ comporta dei “dissesti” geopolitici molto radicali nello scacchiere geopolitico sudamericano ove il ruolo egemone degli USA non e’ solo messo in discussione ma sembra proprio in totale agonia. C’e’ da chiedersi a questo punto come reagiranno gli USA a tale sviluppi dal momento che, come detto, le nuove decisioni di Brasilia in merito al dollaro rappresentano una vera e propria dichiarazione di guerra all’egemonia anglosassone sul mondo oltreche’ l’ufficializzazione di un deciso cambio di campo della geopolitica brasiliana. E se consideriamo che l’impero anglosassone ha fatto sempre la guerra a chiunque abbia minacciato il dominio del proprio sistema valutario-finanziario (compresa la Russia che sta pagando in Ucraina il prezzo della sua “ribellione”) e’ probabile che a breve vedremo azioni ostili di Washington e Londra anche contro Brasilia. D’altronde delle avvisaglie ci sono gia’ state con l’assalto al parlamento brasiliano da parte dei sostenitori di Bolsonaro che non ne riconoscevano la sconfitta ( dietro tali sommosse e’ probabile che ci siano gli USA dal momento che l’ex presidente si e’ rifugiato proprio negli Stati Uniti d’America dopo le sommosse) ed e’ del tutto possibile che assisteremo a nuovi sviluppi in merito nei prossimi mesi.

IMPORTANZA ECONOMICA E GEOPOLITICA DEL BRASILE.

Il Brasile e’ oggi uno dei paesi piu’ importanti sullo scenario geopolitico internazionale. Il suo ruolo, da sempre centrale in America Latina, va accrescendo il suo “spessore” a livello mondiale. Il paese sudamericano non e’ importante solo per la sua grandezza ( con i suoi 8.515.000 kmq e’ il quinto paese piu’ grande del mondo ) ma anche per le sue immense risorse minerarie e forestali che hanno contribuito a farne la settima economia piu’ grande del pianeta. Il Brasile e’ inoltre uno dei paesi piu’ popolosi del mondo (e quindi anche uno dei mercati piu’ grandi ed interessanti nel quadro della geoeconomia mondiale) con i suoi 220.000.000 di abitanti. E’ ovvio che, numeri alla mano, Brasilia abbia deciso di emanciparsi dal gioco USA e di decidere liberamente “cosa fare da grande”. D’altronde il peso degli USA nell’economia brasiliana non regge piu’ il confronto con quello cinese. Ed anche con quello russo dal momento che Mosca fornisce al paese sudamericano il 30% dei fertilizzanti indispensabili per la propria agricoltura. Le sinergie ,economiche e non, con gli altri paesi membri del club BRICS vanno rafforzandosi sempre piu’, anno dopo anno. Mentre quelle con l’occidente vanno progressivamente raffreddandosi. Il monito di Lula per l’affrancamento dei paesi in via di sviluppo dal dollaro USA e’ la diretta conseguenza di tale dinamica economica che vede l’immenso paese sudamericano sempre piu’ integrato con il blocco sinorusso e sempre piu’ lontano da quello anglosassone. C’e’ solo da capire quale sara’ la reazione degli USA alla “guerra del dollaro” lanciata da Mosca e Pechino e che vede Brasilia come untima affiliata. Anche in rapporto al peso geopolitico ed economico dell’immenso paese sudamericano. Che, per forza di cose, esercitera’ un influsso sempre maggiore sullo scenario geopolitico globale. Non piu’ pero’ sotto l’indirizzo dell’occidente ma in sintonia e sinergia con l’oriente. E questo e’ un altro “sintomo” del mondo che cambia e dei nuovi equilibri di potere che vanno prendendo forma nel mondo. 

CONCLUSIONI.

Il Brasile, dopo i recenti proclami di Lula a Pechino, sembra aver definitivamente dichiarato la propria ribellione al sistema di potere anglosassone ed allo stesso tempo all’ordine mondiale costituitosi dopo il crollo dell’URSS. Il paese sudamericano appare oggi piu’ integrato con l’oriente che mai e sta attivamente sviluppando sinergie, economiche e non, con Russia e Cina nonche’ con i paesi del sud del mondo. Nonostante sia l’UE che gli USA siano ancora degli importanti partner commerciali di Brasilia, il paese sudmamericano ha espresso la volonta’, dichiarando di volersi affrancare dal sistema valutario-finanziario occidentale, di volersi liberare dalla sudditanza nei confronti dell’economia occidentale. Tutto cio’ lo pone ormai in totale rotta di collisione col potere anglosassone che sta lottando ferocemente per il mantenimento dello statu quo economico-finaziario che ha dominato e sottomesso il mondo sino ai giorni nostri. La guerra in Ucraina non e’ che il risvolto concreto di questa lotta. C’e’ da aspettarsi che l’impero occidentale dichiari ufficialmente guerra anche al Brasile? Nulla e’ impossibile ma lo riteniamo poco probabile. Ma sicuramente arrivera’ una risposta alle recenti decisioni dell’establishment brasiliano. E non sara’ una risposta da poco.

 

 

 

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