La situazione geopolitica attuale ed i “movimenti tellurici” della geoeconomia mondiale

Mentre la dinamica geopolitica mondiale e’ sempre piu’ “coinvolta” ed incentrata sulla guerra in Ucraina, a livello geoeconomico si stanno palesando degli sviluppi dalle ricadute potenzialmente molto profonde sui futuri assetti geopolitici mondiali. In particolare si sta materializzando una progressiva dedollarizzazione che ,lungi dal diminuire,  sembra aumentare sempre piu’. Secondo dati forniti recentemente da zerohedge solo il 47% del commercio mondiale e’ ,ad oggi, “trattato” in dollari USA. Per quanto non si possa verificare con certezza questo asserto e’ innegabile che il biglietto verde, sottoposto a forti pressione da parte degli antagonisti geopolitici degli USA, stia vivendo una fase di crisi e sta perdendo appeal soprattutto nei paesi del sud del mondo. Cio’ e’ dimostrato anche da quanto emerso in sud America in occasione del cosiddetto “Brasilia consensus”. In tale conferenza, di cui molto poco si e’ parlato in occidente, gli stati dell’ America latina hanno deciso di lasciarsi definitivamente alle spalle la dottrina Monroe e duecento anni di sfruttamento coloniale da parte dell’ America del nord. In particolare si e’ deciso di rafforzare la cooperazione economica e militare tra i paesi sudamericani, di sviluppare un mercato unico nel continente e di (udite udite) favorire la creazione di una moneta unica da usare nelle transazioni commerciali e che liberi il commercio dell’America latina dalla sua dipendenza dal dollaro USA. Inutile dire che la road map economica stabilita a Brasilia sia stato deciso in accordo con Mosca e Pechino e che il suo obbiettivo sia quello di indebolire non solo il ruolo dell’occidente in America latina ma anche il peso della valuta USA negli scambi commerciali globali. Il ruolo della moneta USA nel commercio dei paesi al di fuori “dell’orbita occidentale” sara’ oggetto di discussione anche al prossimo vertice BRICS di Johannesburg del prossimo mese di agosto. Non si sa ancora con certezza quali decisioni verranno prese ma e’ certo che si discutera’ di dedollarizzazione e si cercara’ di favorire in tutti i modi transazioni in valute nazionali dei paesi BRICS ( yuan, rubli, rupie, real) a danno di quelle in dollari USA. Fonti ben informate avvertono che potrebbe essere preso in considerazione un piano per un disimpegno progressivo nei confronti del debito USA ( titoli di stato del tesoro USA) da parte dei paesi aderenti al club BRICS. Il che, di per se’, significherebbe conficcare un altro chiodo sulla bara del dollaro e del sistema finanziario occidentale ( che ha come perno proprio la valuta USA). La guerra economica fra oriente ed occidente si intensifica quindi sempre piu’ e si affianca a quella militare sempre piu’ aspra e senza possibilita’ di soluzione . Se tale strada sara’ effettivamente intrapresa dai paesi BRICS assisteremo presto al ritorno di un enorme flusso di moneta negli USA con conseguente impennata della dinamica inflattiva ( o iperinflattiva) che gettara’ le basi per un ulteriore impoverimento della societa’ americana ed un drastico calo dei consumi (e relativa depressione economica). Allo stesso tempo si sta palesando la risposta cinese alla guerra dei chips intrapresa da Washington contro Pechino. E’ iniziata la grande partita delle terre rare di cui la Cina e’ di gran lunga il maggior produttore mondiale. Pechino ha infatti deciso nei giorni scorsi una decisa limitazione all’export di gallio e germanio. Questi due metalli hanno un ruolo fondamentale per l’industria delle comunicazioni e  della difesa. E senza di essi l’industria dei chips ad alta tecnologia occidentale potrebbe risentirne molto negativamente. Colpire la catena di approvvigionamento dell’industria ad alta tecnologia di USA ed UE e’ un primo passo di una guerra economica che e’ solo agli inizi e che potrebbe avere ripercussioni devastanti per tale settore industriale. Tutto questo in uno scenario poco incoraggiante per l’economia globale dal momento che i segnali economici che arrivano dalla Cina indicano una drastica riduzione dell’espansione economica del Dragone ( anche in relazione alla congiuntura economia mondiale che sta  mostrando pericolosi segnali di debolezza). Tutto cio’ dovrebbe farci riflettere su quello che sta per palesarsi nell’economia mondiale e le sue potenziali conseguenze. In sintesi, la guerra militare e’ “accompagnata” da una guerra economica che potrebbe avere ripercussioni devastanti sull’intero pianeta in barba a dati ufficiali che ci illudono su una crescita economica che esiste solo nella fantasia dei benpensanti.

LA GUERRA IN UCRAINA ED I “MOVIMENTI TELLURICI” DELL’ECONOMIA MONDIALE

Come piu’ volte scritto su questo blog la guerra in Ucraina non e’ che un tassello di una partita molto piu’ ampia che si sta giocando sullo scacchiere geopolitico mondiale. E’ solo il principale teatro bellico ma, forse, neanche il piu’ importante. La partita tra oriente ed occidente e’ principalmente economica ed ognuno dei due attori sta attivamente impegnandosi per la distruzione economica dell’altro ( dal momento che non e’ possibile un vittoria bellica di uno solo degli attori coinvolti). La guerra convenzionale che sta avendo luogo ( non solo in Ucraina ma anche in Africa ed in medio oriente) rappresenta anch’essa un mezzo per l’esaurimento economico dell’avversario. I dati sull’impegno occidentale in Ucraina ,ad esempio, sono semplicemente impressionanti. L’impegno e’ di gran lunga maggiore a quanto dichiarato e, nonostante le perdite spaventose ( tanto in uomini che in mezzi) subite, continua un afflusso di rinforzi semplicemente stupefacente ( riscontrato, in precedenza, solo nelle due guerre mondiali del XX secolo).  Cio’ ci da l’idea non solo dell’impegno militare intrapreso ma anche dei suoi costi titanici. Tutto cio’ al fine di moltiplicare l’impegno russo ( ed i relativi costi di guerra) nella speranza che Mosca non possa sopportare a lungo un simile sforzo finanziario. Il Cremlino sta rispondendo non solo con una guerra di logoramento ( come e’ solita fare in guerra) degna delle grandi guerre combattute negli ultimi duecento anni di storia russa ( il cui fine e’ quello di far aumentare sempre piu’ la spesa militare dell’avversario fino allo sfinimento economico) ma anche con la guerra al dollaro e con il controllo dei prezzi del petrolio in accordo con i sauditi ( al fine di mantenere alta l’inflazione nei paesi occidentali con tutte le negative ricadute economiche che questa comporta). In sintesi l’oriente e l’occidente stanno lavorando ognuno per la distruzione economica dell’altro. Quella in corso e’ una guerra per l’egemonia senza esclusione di colpi. Che non potra’ che avere presto ripercussioni economiche drammatiche per il mondo intero. Quanti credevano che la “belle epoque” mondiale successiva e conseguente al crollo dell’URSS potesse durare in eterno dovranno presto ricredersi. Essa e’ gia finita anche se i piu’ non lo hanno ancora capito. E con essa il benessere e la prosperita’ economica che aveva prodotto ( soprattutto in occidente). 

 

 

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