La geopolitica dell’occidente tra transizione energetica ed autarchia economica

LA GEOPOLITICA DELL’OCCIDENTE: LA VISIONE GEOPOLITICA DELL’OCCIDENTE CONTEMPORANEO

Gli sviluppi sul palcoscenico geopolitico mondiale ci avvertono che qualcosa di molto profondo si sta verificando nella geoeconomia mondiale. In particolare ci sono due aspetti che stanno sconvolgendo gli equilibri economici mondiali che hanno caratterizzato gli ultimi settanta anni della storia mondiale. Il primo e’ la fine del commercio mondiale, della globalizzazione ed il ripiegamento dell’occidente ( economicamente inteso) su se stesso. L’altro ( strettamente connesso con il percorso autarchico che sembra prendere piede in questa parte di mondo) e’ la perdita del controllo dei prezzi delle materie prime da parte delle elites finanziarie occidentali. Quest’ultimo aspetto, in particolare, si sta rivelando molto problematico per l’establishment occidentale in quanto dal controllo dei prezzi delle materie prime si possono controllare le dinamiche inflattive che molto impattano sull’andamento dell’economia. Se, come sembra, l’OPEC+ non e’ piu’ disposto ad agire in base ai dettami di Washington relativamente al rapporto tra domanda ed offerta del greggio, questo sta a significare che l’occidente ha perso la facolta’ di controllare e “dirigere” le dinamiche inflattive che possono determinare l’andamento della propria economia. La situazione e’ realmente problematica dal momento che l’Arabia Saudita, in sintonia con l’altro gigante della produzione mondiale di greggio, la Russia, ha lasciato piu’ volte intendere di voler stabilizzare il prezzo del greggio intorno agli 80-100 dollari al barile anche nel caso di una recessione economica mondiale ( l’output di petrolio verrebbe automaticamente tagliato in rapporto alla minore richiesta del mercato). Tutto cio’ richiederebbe una politica restrittiva ad oltranza delle banche centrali che sarebbero costrette a mantenere alto il costo del denaro senza possibilita’ di dare slancio all’economia con una politica di denaro a buon mercato ( mettendo, letteralmente, il cappio al collo all’economia occidentale). L’occidente ha ben compreso la minaccia rappresentata da tali dinamiche ed ha quindi lanciato ( ufficialmente ” per il bene del mondo” ma in verita’ per i propri specifici interessi geopolitici) la transizione energetica che dovrebbe portare tutto il mondo occidentale, nell’arco di qualche decennio, ad essere “mosso” e riscaldato solo da energia pulita di varia natura. E’ evidente che cio’ porterebbe l’Europa ( gli USA lo sono gia’ grazie alla rivoluzione del fracking) all’indipendenza energetica nei confronti dei rivali geopolitici di Washington ( Russia in primis) e consentirebbe di mantenere il vecchio continente nell’orbita geopolitica anglosassone ( che e’, ricordiamolo, la priorita’ della geopolitica USA in questo momento – consigliamo, al riguardo, il seguente articolo: DILEMMA GEOPOLITICO EUROPEO, DILEMMA GEOPOLITICO (geopolitika.it) -). Allo stesso tempo il mondo occidentale sta sviluppando una dinamica economica di tipo autarchico rinnegando la globalizzazione che proprio gli USA hanno creato e favorito dalla fine del secondo conflitto mondiale ( e che ha raggiunto il suo apogeo negli anni successivi alle profondissime trasformazioni avvenute nel secondo mondo negli anni ’90 del secolo scorso). Anche tali sviluppi sono determinati da specifici interessi geopolitici. Il livello di potere e ricchezza raggiunto dai principali beneficiari della globalizzazione ( Cina e Russia in primis) ha creato una conflittualita’  molto forte tra le economie  del mondo occidentale e quelle emergenti.  Quest’ultime si sentono ormai talmente forti da non chiedere piu’ semplicemente  un posto al sole nell’architettura geopolitica e geoeconomica mondiale. Vogliono determinarne gli sviluppi. Vogliono sostituire i vecchi egemoni. Che, ovviamente, hanno gia’ risposto “picche” a tali pretese e si apprestano a muovere guerra, economica e militare, ai nuovi arrivati. Questi sono i motivi che stanno portando alla fine della globalizzazione e del commercio mondiale. E che stanno spingendo l’occidente a chiudersi, economicamente e geopoliticamente, in se stesso. D’altronde l’interdipendenza economica degli anni passati appare ormai del tutto incompatibile con gli sviluppi geopolitici che vanno maturando nel quadro geopolitico mondiale. Gli USA vogliono conservare il loro dominio sul continente europeo e, per farlo, devono chiuderlo ad influenze e dipendenze  esterne. Per fare questo, gli stessi Stati Uniti d’America devono muovere l’Europa verso un conflitto contro i suoi antagonisti geopolitici in modo da separarne le sorti ( e le rispettive economie). Tale processo e’ gia’ in atto ed arrivera’ a completa maturazione negli anni a venire. A meno di colpi di mano dell’establishment europeo che riavvicinino Bruxelles a Mosca e Pechino. Scenario non impossibile ( anche considerati gli specifici interessi dell’economia europea) ma che sembra, dopo il corso intrapreso dagli eventi della guerra in Ucraina, decisamente improbabile.

LA GEOPOLITICA DELL’OCCIDENTE:  MOTIVAZIONI E FINALITA’.

In questo breve articolo abbiamo cercato di chiarire i motivi e le finalita’ geopolitiche che stanno muovendo gli establishments occidentali nella dinamica delle relazioni internazionali ai giorni nostri. E che saranno forieri di grandi cambiamenti nel prossimo futuro. Tanto nei mercati delle materie prime ( agricole e minerarie ) quanto nel commercio mondiale che dovrebbe subire  un profondo ridimensionamento per i motivi chiariti sopra. E’ del tutto evidente che quanto venga dichiarato dall’informazione ufficiale sia puramente strumentale. Dietro le dinamiche in questione ci sono precise motivazioni geopolitiche che poco hanno a che fare con l’ecologia o con il cambiamento climatico. In verita’ si sta cercando in tutti i modi di salvare un sistema di potere che va erodendosi, giorno dopo giorno, sempre di piu’. E che appare minacciato, oggi piu’ che mai, dall’ascesa economica ( e ,conseguentemente, geopolitica) di nuovi attori sul palcoscenico geopolitico internazionale. Nel momento in cui i produttori di materie prime ( agricole e minerarie) risultano in grado di imporre il loro controllo sui prezzi ( svincolandoli da quello della finanza occidentale) sulle stesse e’ evidente che la dinamica inflattiva puo’ sfuggire al controllo delle banche centrali e dell’azione economica dei governi con la possibilita’ di innescare una dinamica devastante per la crescita economica dei paesi che le importano. Dinamica che puo’ essere alimentata, per fini specificamente geopolitici, dai paesi produttori ( anche in relazione ad attriti diplomatici che vengano a prendere corpo) con lo scopo di danneggiare l’economia occidentale e renderla in qualche modo da  essi dipendente. E’ per questo che oggi l’occidente sta favorendo attivamente la transizione energetica. Questa risulta indispensabile soprattutto per l’ Europa che e’ estremamente dipendente dagli idrocarburi importati dall’estero ( e’ indispensabile in special modo per svincolarla dalla  sua dipendenza  economia dalle risorse minerarie della Russia e tenerla sotto l’ influenza di  Washington). A tale scopo Washington ha anche deciso di “chiudere” le porte ai propri rivali geopolitici ( limitandone al massimo i rapporti economici e l’interscambio commerciale) e di avviare un confronto economico e militare con essi. Gettando alle ortiche quella globalizzazione che ha dato piu’ pena che gioie all’impero USA e che ha consentito ai propri rivali geopolitici e geostrategici di diventare potenti al punto da poterne sfidare l’egemonia. E’ molto difficile dire quali saranno le conseguenze di questo indirizzo economico e geopolitico. Quello che e’ certo e’ che tale dinamica geopolitca dividera’ il mondo in blocchi e che “depauperera’” l’economia mondiale di svariati punti percentuali di PIL. 

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