La sfida alla talassocrazia anglosassone e il tentativo egemonico cinese

SFIDA ALLA TALASSOCRAZIA ANGLOSASSONE: COME MOSCA E PECHINO STANNO ESPANDENDO LA LORO INFLUENZA

Nel contesto geopolitico mondiale degli ultimi anni, l’ascesa della Cina e’ stata qualcosa di veramente sorprendente. In un trentennio ,o poco piu’, Pechino e’ diventata non solo la seconda potenza economica mondiale (prima, in verita’, se consideriamo il PIL a parita’ di potere d’acquisto-PIL PPA) ma anche il primo partner commerciale di gran parte delle nazioni del mondo (anche degli USA e dell’UE ,formalmente suoi rivali geopolitici.).La Cina e’ stata in grado di creare un vero e proprio impero commerciale che, per tipologia ed estensione ,ricorda molto l’impero portoghese. Ovvero un impero fatto di scali commerciali e basi territoriali per lo piu’ costiere in grado di garantire attracchi sicuri alle navi della propria flotta. Cio’ appare evidente principalmente sulle coste asiatiche ed africane dell’oceano indiano (lungo la rotta commerciale piu’ importante del mondo) ove Pechino ha investito cifre enormi per comprare ,in tutto od in parte, i piu’ importanti scali commerciali marittimi dell’area creando la cosiddetta “collana di perle” cinese. Tutto questo rientra nel contesto della belt and road initiative (o  nuova via della seta). Progetto con il quale Pechino mira a cementare le proprie relazioni commerciali con l’Unione europea (anche in Europa la Cina ha investito grosse somme per il controllo dei piu’ importanti scali marittimi quali Rotterdam ed il Pireo).L’interscambio UE-Cina ammonta a circa 700 miliardi di dollari (in costante aumento negli ultimi 5 anni). La Cina ha quindi per l’Europa ,un peso economico maggiore di quello degli USA (interscambio pari a circa 680 miliardi di dollari) cui l’Europa e’ legata da una alleanza militare, la NATO, dalla fine della seconda guerra mondiale. Tutto cio’ pone degli interrogativi sullo sviluppo delle relazioni della Cina con l’UE. In effetti, negli ultimi due anni l’interazione del colosso asiatico con l’Europa ha subito un duro colpo a causa dell’ aggressivita’ degli USA nei confronti di Pechino. Cio’ e’ stato evidente non solo nello scacchiere del mar cinese meridionale ove gli USA hanno rafforzato la presenza della propria flotta militare ed hanno ribadito il proprio sostegno al governo di Taiwan nella sua ferma opposizione a ricongiungersi alla repubblica popolare ma anche nel contesto geopolitico ( e geoeconomico) europeo ove il progetto della nuova via della seta terrestre ha subito una brutta battuta d’arresto a causa della guerra in Ucraina (area di transito delle merci cinesi verso l’Europa). D’altronde questi sono solo gli ultimi atti di una politica di contenimento della crescente potenza cinese da parte di Washington che e’ entrata nel vivo nel 2007 con la formazione dell’alleanza QUAD ovvero di un parternariato militare fra USA, Giappone, Australia ed India volta a contrastare e contenere l’ascesa di Pechino nella regione ( con quest’ultima che, pero’, pur essendo formalmente un rivale geopolitico della Cina nella regione si sta avvicinando sempre di piu’ alla repubblica popolare  a causa del fortissimo incremento dell’interscambio commerciale tra i due paesi e della sua alleanza militare ed economica con Mosca) e proseguita fino ai giorni nostri promuovendo un’alleanza regionale  di paesi paesi ostili a Pechino ed alla sua espansione. Di essa fanno parte, oltre a Taiwan ovviamente, anche le Filippine ed il Giappone. Tutto indica, quindi, che Pechino, nell’ottica occidentale, abbia “passato il Rubicone”, e sia sul punto di sovvertire l’ordine mondiale cosi come lo abbiamo conosciuto dal crollo dell’URSS fino ai giorni nostri.

LA SFIDA ALLA TALASSOCRAZIA ANGLOSASSONE: ALLEANZA GEOECONOMICA E GEOSTRATEGICA CON LA RUSSIA.

Nell’ultimo decennio Pechino ha stretto rapporti privilegiati con la Russia dando vita ad un parternariato militare e geostrategico dalle implicazioni veramente preoccupante per il blocco anglosassone. Da uno parte questo ha permesso alla Cina di modernizzare il proprio esercito e le proprie dotazioni militari (acquisendo tecnologia e know how militare russo).Dall’altra ha permesso a Pechino di avere dalla sua parte il piu’ grande fornitore di materie prime al mondo garantendo al suo poderoso apparato industriale approvvigionamenti sicuri, via terra, che non potrebbero essere minacciati in caso di un eventuale blocco navale nei confronti della repubblica popolare da parte della flotta anglosassone. Le due potenze risultano essere del tutto complementari e la loro visione geopolitica, geoeconomica e geostrategica del mondo si presenta quasi del tutto identica.  L’alleanza con Mosca si e’ rivelata il tassello geopolitico decisivo per Pechino senza il quale il suo tentativo egemonico sarebbe destinato al fallimento. Resta da capire come evolveranno i rapporti, economici e non, con il blocco occidentale che, a quanto sembra, ha avviato una aggressiva politica di contenimento dell’espansionismo cinese (e del suo alleato russo). E non e’ cosa da poco. Visto che la Cina rappresenta il primo partner commerciale tanto dell’ UE quanto degli USA. Il quadro geopolitico e geostrategico che sta prendendo corpo nel mar cinese meridionale (da una parte con il deciso rafforzamento della presenza della flotta USA nell’area e dall’altra con l’aumento delle forniture di armi occidentali a Taiwan in funzione anticinese) confligge in modo totale, a nostro avviso, con lo sviluppo del parternariato commerciale fra Cina ed occidente. Di questo ci avverte anche l’enorme aumento della spesa militare cinese negli ultimi dieci anni e la costruzione della piu’ grande flotta militare del mondo.  

COSTRUZIONE DELLA PIU’ GRANDE  FLOTTA MILITARE DEL MONDO 

L’impegno della Cina nel controllo dei propri scali marittimi commerciali  ha portato Pechino ha costruire la piu’ grande flotta militare del mondo. Essa ha da qualche anno superato, in termini numerici, perfino quella degli USA (400 unita’ navali della Cina contro le 355 degli USA) e comprende tre portaerei operative (cosa che permette a Pechino di effettuare interventi militari ben oltre il confine delle proprie acque territoriali).   Per quanto riteniamo che da un punto di vista tecnologico-qualitativo la flotta militare sia ancora indietro a quella USA e’ innegabile che abbia compiuto passi da gigante in questo senso e di questo passo ,anche con il supporto tecnologico di Mosca, essa possa mettere fine alla talassocrazia anglosassone. C’e’ da sperare che cio’ non avvenga con un conflitto diretto tra le grandi potenze ma non e’ escluso che cio’ possa accadere.  D’altronde non e’ plausibile che gli USA ,attuale potenza egemone, possano guardare  l’accrescere della potenza sfidante senza batter ciglio. Questo non e’ storicamente mai successo. E non crediamo che possa succedere oggi. Bisognera’ vedere se lo scontro coinvolgera’  in modo attivo anche l’Europa ( che si trova nella controversa posizione di essere il piu’ grande partner commerciale di Pechino ed al tempo stesso nella piu’ grande alleanza miltare del mondo,la NATO, a guida Usa) che con la ragguardevole marina militare potrebbe esercitare un ruolo importante in un’eventuale scontro diretto con Pechino. 

CONTROLLO DEGLI STRETTI 

Ma le vera sfida alla talassocrazia anglosassone passa per il controllo degli stretti e delle principali  rotte commerciali del mondo (per il quale e’ decisivo il ruolo della propria marina militare). Al di la dell’acquisto dei porti container di mezzo mondo, Pechino ha avviato, in special modo nell’ultimo decennio, una politica di controllo degli stretti di vitale importanza per le sue rotte commerciali.

Stretto di malacca: Da anni la Cina vive all’ombra del cosiddetto “dilemma di malacca” ovvero della questione che riguarda la situazione dello stretto di Malacca in cui transitano tanto la gran parte delle esportazioni via mare destinate all’Europa quanto le importazioni di idrocarburi che provengono dal golfo persico .L’eventuale blocco dello stesso comporterebbe conseguenze inimmaginabili per l’economia cinese (anche se e’ in atto una diversificazione degli approvvigionamenti ora in gran parte provenienti via terra dalla Russia). La Cina ha rafforzato notevolmente la presenza della sua flotta militare nell’area al fine di prevenire qualsiasi azione ostile nei confronti della  sua flotta mercantile e dei porti della cosiddetta “collana di perle cinese”.

Gibuti: Gibuti e’ il piccolo stato africano che si affaccia sulla parte sinistra dello stretto di Bab-el Manded che separa il Mar rosso dall’Oceano indiano. Ha un’importanza strategica perche’ e’ situato sulla rotta commerciale piu’ importante del mondo. Attraverso di esso (ed al canale di Suez) passa la quasi totalita’ delle merci spedite via mare dalla Cina all’Europa. Pechino vi ha costruito una base militare (nel paese sono presenti anche basi militari USA e francesi) col compito di vigilare sui propri interessi nell’area e controllandolo militarmente allo scopo di garantire il libero transito delle merci cinesi attraverso di esso.

Canale di Suez: Negli ultimi anni Pechino e’ stata molto attiva nel favorire la costruzione di scali merci nella zona del canale di Suez e ,quindi, nel rafforzare i rapporti con l’Egitto  di Al Sisi al fine di aumentare il suo controllo sullo snodo fondamentale della rotta commerciale piu’ importante del mondo. Cio’ rientra nel progetto della nuova via della seta marittima con cui Pechino punta ad incrementare l’interscambio fra oriente ed occidente. Il controllo del canale di Suez e’ garantito anche grazie all’alleato russo visto che l’Egitto oggi e’ un paese nell’orbita di Mosca. 

Stretto di Hormuz: Per anni lo stretto di Hormuz e’ stato il collo di bottiglia geografico piu’ importante del mondo. Attraverso di esso transita la quasi totalita’ degli idrocarburi estratti nei paesi del golfo persico (nei quali si produce circa il 30% dell’output mondiale) e diretti tanto in oriente quanto in occidente. Lo stretto ha quindi una grandissima rilevanza economica e strategica per Pechino ed il controllo militare dello stesso appare quindi indispensabile per i vitali interessi geopolitici di Pechino. Per questo essa e’ da tempo impegnata , in stretta cooperazione con la Russia, al rafforzamento militare dell’Iran (paese alleato ed acerrimo nemico degli USA) anche affinche’ esso possa garantire il libero transito delle merci attraverso lo stretto e contrastare colpi di mano della flotta USA che mirino a destabilizzare la regione mediorientale. Cio’ appare oggi tanto piu’ probabile che in passato dal momento che lo stretto ha perso negli ultimi anni rilevanza strategica per gli USA (avendo questi ultimi ottenuto l’autosufficienza energetica grazie allo sfruttamento di giacimenti di gas e petrolio da scisto nel proprio sottosuolo ) ed il blocco dello stesso causerebbe molti piu’ danni a Pechino che a Washington.

Progetto panama 2: Da anni Pechino e’ interessata al progetto di un canale alternativo a quello di Panama (controllato dagli USA) per il transito delle merci globali dall’oceano pacifico all’oceano atlantico. Pechino sta studiando e progettando la realizzazione di un canale in Nicaragua (paese alleato di Mosca e Pechino) in grado di sostituire il vecchio canale e di affermare la propria influenza economica e commerciale in tutto lo scacchiere geopolitico e geoeconomico dell’America Latina (“il cortile di casa” degli USA).

SFIDA ALLA TALASSOCRAZIA ANGLOSASSONE: CONTROLLO RISORSE MINERARIE AFRICANE E PAESI IN VIA DI SVILUPPO

Ma la sfida al potere anglosassone passa anche per il controllo delle materie prime ed in special modo per quelle risorse del sottosuolo che sono indispensabili per l’industria di trasformazione ad alta tecnologia di cui l’occidente ha disperato bisogno per lo sviluppo del suo poderoso apparato industriale. Ci riferiamo non solo alle terre rare (indispensabili per moltissimi prodotti industriali ad alta tecnologia) ma anche a coltan, cobalto ,litio e titanio.  Negli ultimi 20 anni Pechino e’ stata particolarmente attiva nel prendere il controllo delle attivita’ minerarie nei paesi del terzo mondo molto ricchi di queste materie prime. Tra queste spicca l’Africa centrale in cui i cinesi hanno comprato tutto cio’ che hanno potuto comprare. Circa il 70% della produzione mineraria del Congo (paese tra i piu’ ricchi al mondo per riserve minerarie e ricchissimo di rame, oro, diamanti, cobalto, coltan ecc), dell’Angola (che ha grandi giacimenti di gas e petrolio oltreche’ oro, diamanti, manganese ecc) del Mozambico e della Tanzania (paesi in cui sono state accertate enormi riserve di terre rare) sono oggi in mani cinesi. Anche nell’Africa del sud (area ricchissima di oro e diamanti che fino a qualche decennio fa era il santuario delle societa’ minerarie inglesi e statunitensi) Pechino ha saputo espandere la propria influenza economica rilevando buona parte della produzione mineraria della Namibia, dello Zambia, del Madagascar e del Sudafrica. Il dinamismo della Cina in questo senso appare molto forte in Asia ed in particolare in Indonesia (ove sono state recentemente accertate vaste riserve di terre rare) ed Indocina nonche’ in America latina ove i cinesi  hanno avviato una partnership strategica con il Cile (primo produttore di rame al mondo e paese con le maggiori riserve di litio al mondo) e con il Peru’ (ricco anch’esso principalmente di litio e rame), Considerando che statunitensi ed europei hanno avuto fino al secolo scorso praticamente il monopolio sullo sfruttamento delle risorse minerarie dell’ America del sud e’ ovvio come sia in atto una vera e propria “rivoluzione kopernicana” nella visione geopolitica e geoeconomica da parte dell’establishment dei paesi sudamericani a tutto vantaggio dell’espansione economica cinese (e a svantaggio degli interessi anglosassoni nell’area).

LA SFIDA ALLA TALASSOCRAZIA ANGLOSASSONE: CONCLUSIONI

Da tutto cio’ si evince come ad oggi, nel 2023, sia in atto un vero e proprio assalto al potere mondiale (cosi come definitosi dopo il crollo dell’Urss nel 1991) da parte della Cina (e del suo alleato russo) al fine di ridefinire “le regole del gioco” sullo scacchiere geopolitico mondiale. Ne sono prova tutti i fattori sopra analizzati ma anche la reazione con cui il blocco occidentale sta reagendo a tali mosse. L’espansione economica di Russia e Cina ( nonche’ il loro deciso rafforzamento militare negli ultimi anni) pone oggi Londra e Washington di fronte ad una trappola di Tucidide a cui non sembrano in grado di sottrarsi. I recenti sviluppi militari nell’Europa orientale non sono che un tassello di un mosaico globale che va prendendo forma. Lo scontro sara’ mondiale e non durera’ un solo anno. Chi spera che un’eventuale  pace in Ucraina possa riportare il mondo allo statu quo ante bellum dovra’ presto ricredersi. Se gli stati vassalli dell’impero USA, (parliamo in particolare degli stati europei ,de facto occupati militarmente  dagli anglosassoni dopo il 1945 e dopo il crollo dell’URSS) si manterranno fedeli all’attuale potenza egemone il mondo con ogni probabilita’ si dividera’ in due blocchi. Uno a guida anglosassone, l’altro a guida sinorussa. Se invece l’Europa decidera’ di ribellarsi all’egemone e rivolgersi verso est, l’impero  Usa crollera’ e sara’ relegato ad un ruolo marginale nel mondo futuro. Per il momento i vassalli mostrano fedelta’ al proprio Re. Non resta che attendere i prossimi sviluppi del quadro geopolitico mondiale.

 

 

 

 

 

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