Lo scontro tra Cina e Taiwan e la questione del dualismo cinese

LO SCONTRO TRA CINA E TAIWAN ED I VENTI DI GUERRA CHE SOFFIANO IN ESTREMO ORIENTE

Ci risiamo. Nuovi venti di guerra soffiano sul mar cinese meridionale e stavolta in modo piu’ violento che mai. Pechino ha avviato esercitazioni militari su larga scala intorno all’isola ribelle simulando ,di fatto, un blocco navale che avrebbe conseguenze catastrofiche per l’economia taiwanese. Tali sviluppi hanno preso forma immediatamente dopo la partenza della rappresentanza diplomatica europea giunta a Pechino la settimana scorsa per convincere l’establishment cinese a far pressioni sulla leadership politica russa affinche’ accetti le condizioni dell’occidente relativamente al conflitto ucraino. Il che’ gia’ pone delle domande sul risultato di tali incontri i quali, presumibilmente, sono andati molto male e non hanno portato a nessun accordo. Ed hanno, anzi, portato alla consapevolezza che al momento non vi e’ nessuna convergenza di interessi e di intenti fra oriente ed occidente. Cio’ rende realistici sviluppi bellici anche nel mar cinese meridionale a cui sembra che Pechino si stia attivamente preparando. Le nuove manovre militari nel mar cinese meridionale non sono che la dimostrazione di tale preparazione nonche’ un chiaro messaggio rivolto all’occidente relativamente al fatto che i cinesi stanno perdendo la pazienza. Senza un accordo alla pari i cinesi andranno alla guerra. Non accetteranno condizioni imposte con la forza o con pressioni esterne, economiche e non. Ma cerchiamo di analizzare in dettaglio la natura della questione del dualismo geopolitico cinese e di come si sia arrivati a tale situazione. 

SCONTRO TRA CINA E TAIWAN:LA CREAZIONE DELLA CINA NAZIONALISTA A TAIWAN.

Com’e noto la nascita della Cina nazionalista (contrapposta alla Cina popolare “fondata” nel 1949 dalle milizie comuniste di Mao Tse Tung che avevano avuto la meglio sull’esercito dei nazionalisti di Chiang Kai-Shek) risale al 1949 allorche’ l’esercito nazionalista cinese, sconfitto da quello comunista di Mao, si rifugio’ nell’isola di Taiwan (allora ancora denominata “formosa”) per evitare un completo annientamento e fondo’ lo stato della Cina nazionalista (ritenuto da Chiahg Kai-Shek quello della vera Cina) in contrapposizione a quello comunista che prendeva contemporaneamente forma nella Cina continentale. Gli Stati Uniti d’America sfruttarono subito la questione del dualismo cinese alleandosi con Taiwan e stringendo con essa un patto militare in funzione anticomunista. Sebbene non sia mai corso buon sangue tra le “due Cine” tale statu quo e’ durato per tutto il corso del XX secolo e ,a conti fatti, sino ai giorni nostri. Oggi pero’ il peso economico e militare della Cina continentale ( conseguenti all’ascesa di Pechino a superpotenza geopolitica mondiale) rendono il dualismo cinese molto piu’ fragile e “sbilanciato” in favore della Cina continentale che vorrebbe risolvere l’annosa questione e riportare l’isola ribelle sotto il diretto controllo di Pechino. Soprattutto il legame che lega Washington e Taipei (non solo economico ma anche militare) e’ percepito come una diretta minaccia agli interessi e all’espansione della Cina continentale nella regione. D’altronde, nella visione geopolitica statunitense dell’estremo oriente e’ proprio questa la funzione di Taiwan. Ovvero quella di “contenere” l’espansione di Pechino nell’area e mantenere un controllo (anche militare) diretto su tutta la regione favorendo un complesso di alleanze in funzione anticinese che limitano le pretese egemoniche di Pechino nell’area. In verita’, fatta eccezione per le Filippine, solo i paesi vassalli degli USA e dell’Inghilterra nell’indo-pacifico hanno assecondato le mire geopolitiche di Washington nella regione (ovvero il Giappone e la Corea del sud, ancor oggi sottoposti ad occupazione militare USA in conseguenza dei ben noti sviluppi geopolitici avvenuti in estremo oriente nel periodo compreso tra il 1941 ed il 1953 e l’Australia facente parte del Commonwealth britannico). Tutti gli altri hanno stretto alleanze con il colosso economico cinese od hanno comunque trovato un modus vivendi con l’impero di mezzo. La strategia del divide et impera dell’impero anglosassone e’ entrata in crisi anche nella macroregione dell’indo-pacifico e sembra funzionare ancora solo nel confronto geopolitico tra le “due Cine” anche per il fatto che i rapporti di forza e gli equilibri di potere sono attualmente talmente sbilanciati in favore di Pechino che Taipei non avrebbe nessuna possibilita’ di vincere, nel caso di uno scontro economico e militare, con la Cina popolare. Da qui l’esigenza di Taiwan di far ricorso all’ “ombrello” americano. Ed a Washington sono entusiasti di poter usare Taipei nel loro confronto globale con Pechino anche in virtu’ della particolare natura geografica dell’arcipelago taiwanese. Cerchiamo di capirne il perche’. 

SCONTRO TRA CINA E TAIWAN:TAIWAN COME “GUARDIANO” DELL’IMPERO USA NEL MAR CINESE MERIDIONALE.

Quando si parla di Taiwan si pensa subito all’isola di formosa (cosi’ chiamata dai navigatori portoghesi che per primi ,fra gli occidentali, visitarono l’isola) ma l’arcipelago taiwanese e’ composto anche da altre isole (le piu’ importanti sono Pescadores, Quemoy, Matsu ecc.). L’arcipelago taiwanese si estende in longitudine per molti chilometri nel mar cinese meridionale e questo fa si che formi una specie di “scudo” di fronte alle coste della repubblica popolare cinese. Dall’arcipelago taiwanese si possono controllare tutti i movimenti della flotta cinese (tanto mercantile quanto militare) nonche’ i movimenti di truppe militari sulle coste della Cina meridionale. Taiwan pone quindi a Pechino un problema di sicurezza strategica. La sua posizione e’ fondamentale per prendere il controllo ed il possesso di tutto il mar cinese meridionale. Senza il controllo di quest’isola non si puo’ ottenere una vera superiorita’ strategica nel mar cinese meridionale. Ed il suo status di paese ostile ed alleato del piu’ grande antagonista geopolitico di Pechino rende la questione veramente vitale per l’establishment cinese. Ecco perche’ l’isola e’ costantemente nelle mire della leadership politica cinese. Tanto piu’ oggi che il confronto fra la Cina e gli Stati Uniti d’America sta divenendo piu’ acerrimo che mai. Per Pechino prendere possesso dell’isola ribelle significa risolvere  la questione del dualismo cinese e acquisire una indiscussa superiorita’ strategico-militare  in estremo oriente. Oltreche’ privare il suo piu’ grande rivale geopolitico di una base territoriale da cui minacciare la sicurezza ed il commercio dell’impero di mezzo. Per gli USA il mantenimento dello statu quo geopolitico nel mar cinese meridionale significa non solo frustrare le mire espansionistiche ed egemoniche dell’impero cinese ma anche mantenere Taiwan come vero e proprio “guardiano” degli interessi USA nella regione. E’ ovvio ,quindi, che la visione geopolitica e geostrategica di Washington confligge, in tutto e per tutto, con quella di Pechino. E al momento non sembrano esserci possibilita’ di conciliazione tra queste due visioni cosi distanti ed opposte.

SCONTRO TRA CINA E TAIWAN:CONCLUSIONI

La dinamica geopolitica che sta prendendo forma in estremo oriente porta alla guerra. Questo non e’ un augurio. Non e’ un auspicio. Ma e’ solo una considerazione basata sulla “oggettivita’” dei fatti nonche’ sulla drammaticita’ degli eventi che stanno maturando in questo specifico scacchiere geopolitico. Ne’ dalla parte cinese ne’ da quella americana si intravedono segnali distensivi in grado di stabilire un effettivo modus vivendi geopolitico e geostrategico. E quando tra i rivali non vi sono che dialoghi tra sordi la parola in genere passa alle armi. D’altronde e’ un copione che si ripete da secoli. L’aspirante egemone che preme per divenire egemone e l’ancora egemone che fa resistenza e si oppone con la forza alle pretese del nuovo arrivato. Questa e’ la nostra “lettura” degli eventi. Speriamo di esser in errore. Altrimenti non passera’ molto tempo prima che risuoni il fragore delle armi la’ dove sorge il sole.

 

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