PIU’ EUROPA, MENO EUROPA: PERCHE’ L’INTEGRAZIONE EUROPEA NON SALVERA’ IL VECCHIO CONTINENTE DALL’IRRILEVANZA ECONOMICA E GEOPOLITICA
Accade spesso che i vassalli, nell’intento di ingraziarsi i propri padroni, sfoggino piu’ ferocia e determinazione di quest’ultimi in conflitti in cui sono forzatamente chiamati a combattere. Alzando una bandiera a loro estranea e venendo meno ai loro specifici interessi economici e geopolitici. Diciamo che il caso dell’Europa contemporanea e’ emblematico al riguardo. E ci lascia attoniti di fronte all’indirizzo geopolitico di quello che e’ stato, almeno fino al 1945, il cuore pulsante del mondo intero. Non solo perche’ e’ ormai chiaro che l’establishment europeo non agisce piu’ nell’interesse specifico del vecchio continente ma anche perche’ cio’ condannera’ il futuro economico e geopolitico dello stesso. Ci vien da ridere quando sentiamo dire che i paesi europei sono condannati all’irrilevanza geopolitica nel caso non si uniscano sempre piu’ in un processo di integrazione piu’ profondo. E non perche’ questo non sia vero. E’ vero e come. Ma un ulteriore integrazione dei paesi europei non salvera’ l’Unione europea da scelte geopolitiche sbagliate e sostanzialmente estranee ai propri specifici interessi. L’irrilevanza economica e geopolitica dell’Europa, a nostro avviso, dipendera’ molto di piu’ da quest’ultime che non dal fatto che i singoli paesi europei si uniscano ancora di piu’, trasferendo a Bruxelles quel che rimane della propria sovranita’ nazionale ( cosa voluta dalla leadership politica anglosassone in modo da rendere il vecchio continente sempre di piu’ alle proprie dipendenze). Sebbene sia ancor oggi il mercato piu’ importante del mondo, il mercato europeo conoscera’ un progressivo ed inesorabile ridimensionamento negli anni a venire. Questo non solo per motivi riconducibili alle dinamiche demografiche ed economiche del vecchio continente e per la prepotente ascesa di nuove realta’ economiche e geopolitiche sul palcoscenico geopolitico mondiale. Ma anche perche’ le decisioni maturate, in ambito di politica estera, dopo il 24 febbraio 2022 (dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e la ribellione di Putin all’ordine mondiale imposto dall’impero anglosassone) contengono gia’ ,in nuce, le premesse per la decadenza economica e geopolitica dell’Europa. Gli sviluppi di tale percorso si vedranno, in tutta la loro drammaticita’, nei prossimi anni e determineranno un profondo ridimensionamento del peso dell’Europa nel mondo.
PIU’ EUROPA, MENO EUROPA: L’INTEGRAZIONE EUROPEA DI FRONTE ALLE SFIDE DELLA DINAMICA GEOPOLITICA E GEOECONOMICA MONDIALE
L’Unione europea si trova oggi ad affrontare delle sfide che rappresentano una vera spada di Damocle sul proprio futuro. La sua economia non cresce e lo stato della sua base industriale e’ in progressivo deterioramento. La dinamica inflattiva conseguente alla stampa continua di moneta della sua banca centrale ha svalutato cosi tanto l’euro da comprometterne il valore. Tutto cio’ riduce il potere d’acquisto della famiglie europee e, conseguentemente, i consumi nel loro complesso. Tale dinamica inflattiva e’ stata aggravata dagli sviluppi geopolitici mondiali conseguenti all’intervento militare russo in Ucraina (ed alla scelta, conseguente, di rompere i rapporti commerciali con Mosca). Ora il vecchio continente e’ costretto ad importare gas, petrolio e carbone da nuovi fornitori a prezzi sensibilmente piu’ alti con inevitabili conseguenze sui prezzi e sulla competitivita’ del proprio output industriale. In sintesi le esportazioni europee sono condannate ad un progressivo crollo nel corso dei prossimi anni a tutto vantaggio delle merci cinesi ( che saranno molto piu’ competitive sui mercati globali anche grazie al fatto che le materie prime russe a basso costo che l’Europa ha rifiutato ora sono a completa disposizione del Dragone). La situazione demografica del vecchio continente e’ piu’ che drammatica e destinata ad un progressivo peggioramento nei prossimi anni con un boom della spesa pensionistica che richiedera’ riforme del sistema previdenziale tali da impoverire ulteriormente gran parte della societa’ europea. In uno scenario del genere e’ fin troppo chiaro che il mercato interno sara’ sempre meno in grado di assorbire la produzione industriale “autoctona” e si ridimensionera’ di conseguenza (con impatti negativi anche sui livelli di occupazione) . Il debito pubblico dei vari paesi europei sta letteralmente esplodendo anche a causa dell’impegno militare a tutto campo ,garantito all’alleato USA, sul teatro bellico ucraino ed in quello mediorientale. E visto che l’establishment europeo pare intenzionato ad andare avanti sul percorso geopolitico intrapreso (dal momento che invece di promuovere iniziative di pace non fa altro che parlare di aumentare lo sforzo bellico contro Mosca) e’ inevitabile che i conti pubblici nel vecchio continente saranno sottoposti ad una micidiale pressione negli anni a venire. In sintesi l’Europa appare come un malato terminale a cui gli sviluppi bellici mondiali hanno dato il colpo di grazia. Basta guardare le aspettative di crescita del vecchio continente (anche quelle ufficiali, fin troppo “edulcorate”) per rendersi conto di tutto questo.
PIU’ EUROPA, MENO EUROPA: PERCHE’ L’INTEGRAZIONE EUROPEA RENDERA’ BRUXELLES ANCOR PIU’ DIPENDENTE DALL’IMPERO ANGLOSASSONE
Da quanto scritto finora e’ facile comprendere perche’ la rilevanza economica e geopolitica dell’Europa sara’ notevolmente sminuita negli anni a venire. La crisi demografica, industriale ed economica del vecchio continente sara’ manifesta gia’ nel prossimo futuro. Il processo di integrazione europea non fermera’ questo stato di cose. E’ solo lo strumento per togliere completamente la sovranita’ delle varie nazioni europee a tutto vantaggio dell’impero anglosassone che avra’ nelle sue mani un vassallo docile e completamente soggiogato ai propri scopi geostrategici e geopolitici. A conti fatti e’ questa sudditanza geopolitica che sta conducendo quello che una volta era “il centro del mondo” ad una debacle economica e geopolitica senza precedenti. Sviluppi che saranno ancora piu’ drammatici se l’andamento della guerra mondiale in corso dovesse volgere al peggio e vedere l’occidente sopraffatto. Rammentiamo che la fase attuale del conflitto tra oriente ed occidente e’ solo al “primo round”. E di fatto l’occidente non ha conseguito nessuno degli obiettivi prefissatosi. Putin e’ ancora in piedi. La Russia si e’ rivelata spaventosamente potente da un punto di vista bellico e ,sorprendentemente, molto evoluta in tecnologia militare. Non solo. In Pechino ha un supporto finanziario che rende le sanzioni occidentali del tutto impotenti di fronte alla tenacia del Cremlino. Vi sono quindi tutte le premesse per una sconfitta militare che suonerebbe come una campana a morto per l’egemonia anglosassone nel mondo. E ,conseguentemente, per il suo alleato europeo che ha molto da perdere per lo sviluppo di tali dinamiche. E che, nonostante questo, continua, inspiegabilmente, a chiamare alle armi.