La diplomazia USA ,il deflusso dei capitali cinesi e l’ipotesi “interregno” nella dinamica geopolitica mondiale

Negli ultimi due mesi abbiamo assistito ad un vero e proprio “fermento diplomatico” da parte dell’establishment USA. In particolare per quanto riguarda le relazioni con la Cina. Nell’arco di pochissimi giorni abbiamo assistito a quattro distinte missioni diplomatiche di alti rappresentanti del governo USA a Pechino. L’ultima, piu’ che le altre, rivela tutta la problematicita’ delle tre missioni precedenti ( che sembra non abbiano ottenuto nessun ammorbidimento del Dragone ne’ sulla questione ucraina ne’ su quella di Taiwan) dal momento che e’ stata diretta dall’artefice della cosiddetta diplomazia del Ping Pong, maturata negli primi anni settanta del XX secolo ( con lo scopo di sfruttare le divisioni profonde che andavano prendendo forma, in quel particolare frangente storico, nell’indirizzo geopolitico dei due colossi rossi) ovvero da Henri Kissinger in persona. Stiamo parlando di un personaggio di fondamentale importanza nella diplomazia USA che, nonostante i suoi cento anni di eta’, gode ancora di grande prestigio a livello internazionale. Kissinger e’ stato, per molti aspetti, il grande “stratega” della geopolitica USA del periodo successivo alla seconda guerra mondiale e colui che riusci’ ad applicare ( ancora una volta) la strategia del divide et impera nei confronti dei rivali piu’ pericolosi di  Washington nel periodo della guerra fredda. Il capolavoro diplomatico di Kissinger fu in grado non solo di risolvere l’impasse della guerra del Vietnam ( in cui gli USA si erano impantanati senza nessuna possibilita’ di successo) ma anche di sfruttare, a vantaggio degli USA, le rivalita’ tra Mosca e Pechino. Il riavvicinamento tra la Cina comunista e gli USA comporto’ un grosso smacco geopolitico e geostrategico per il Cremlino la cui posizione in Asia risulto’ profondamente indebolita ( a tutto vantaggio degli USA, non ostante la debacle vietnamita). Quello che pero’ non comprendiamo e’ come la missione di Kissinger possa influire sulle relazione tra Pechino e Washington, visti i ben noti sviluppi geopolitici odierni, e come essa possa tentare di riproporre un “colpaccio diplomatico e geopolitico” come quello del 1971. Per quanto, infatti, Kissinger possa essere ben visto a Pechino le relazioni tra le due maggiori economie del mondo appaiono ormai troppo compromesse e troppo distanti in termini di visioni geopolitiche ed interessi economici. Sperare che la Cina possa abbandonare la Russia per permettere all’occidente di concentrarsi totalmente nella lotta economica e militare al dragone non e’ realistico. E questo, semplicemente, non avverra’ nonostante tutte le rassicurazioni che Washington possa dare a Pechino e tutte le concessioni economiche che USA ed Europa possano fare all’establishment cinese. Abbiamo gia’ spiegato perche’ l’alleanza con Mosca sia fondamentale per Pechino e perche’ la Russia rappresenti il miglior strumento per contrastare l’aggressivita’ militare ed i piani di dominio mondiale dell’establishment anglosassone (IMPERO USA ED UCRAINA (geopolitika.it)) e riteniamo che non vi sia nessuna possibilita’ che il Dragone possa tornare sui suoi passi ed allearsi con l’occidente nella lotta contro la Russia. La domanda allora sorge spontanea. Che cosa sono andati a chiedere i rappresentanti del governo USA in quel di Pechino? La risposta, a nostro avviso, ha a che fare con la dinamica dell’economia cinese e col deflusso di capitali cinesi dai mercati occidentali che, in gran segreto, procede a ritmi serrati e che potrebbe portare ad una destabilizzazione delle economie e dei mercati occidentali. Ma cerchiamo di capire cosa intendiamo con queste affermazioni.

IL DEFLUSSO DI CAPITALI CINESI DALL’OCCIDENTE ED IL DISIMPEGNO ECONOMICO DI PECHINO IN USA ED EUROPA. 

Il capitale cinese e’ stato il grande protagonista dell’economia mondiale degli ultimi venti anni di storia mondiale. I cinesi hanno comprato, letteralmente, mezzo mondo con i proventi accumulati grazie al loro poderoso surplus commerciale. Ed hanno investito in modo massiccio su progetti infrastrutturali ( la nuova via della seta e’ uno di questi progetti) per portare l’interscambio globale a livelli mai visti. Una tale strategia economica ha portato ad uno sviluppo senza precedenti del commercio e della ricchezza della nazione cinese. Tale ricchezza ha permesso a Pechino di diventare un soggetto geopolitico rilevante e di ambire a scardinare il sistema di potere mondiale a guida anglosassone. Ma dal 2020 l’azione di contrasto, da parte di quest’ultimo, all’espansione del capitale e dell’influenza cinese nel mondo e’ cresciuta senza sosta. La confisca delle riserve valutarie e dei beni russi in occidente in conseguenza della guerra in Ucraina e’ stato poi un chiaro avvertimento anche per Pechino. Che si e’ resa perfettamente conto che i suoi beni in occidente non sono piu’ al sicuro e che, in caso di guerra, potrebbero essere confiscati dalle autorita’ statunitensi ed europee creando a Pechino un danno economico disastroso. E’ iniziato quindi ,in gran silenzio, un disimpegno economico e finanziario del Dragone dalle economie dell’occidente. Il problema e’ che la Cina detiene una parte rilevante del debito USA (stimata, ad oggi, a poco meno di 900 miliardi di dollari) che ,se liquidata in fretta, potrebbe portare alla bancarotta degli USA nell’arco di pochissimo tempo. E’ questo che preoccupa l’establishment USA e che lo ha spinto a portare avanti un’intensa campagna diplomatica con le autorita’ cinesi? Noi crediamo di si. La vendita del patrimonio immobiliare cinese in occidente potrebbe poi causare lo scoppio anticipato della bolla del settore e creare una crisi economica da cui rischiamo di non riprenderci mai piu’. Piu’ in generale, il deflusso di capitali cinesi dall’occidente, potrebbe causare una depressione economica dai risvolti e dalle conseguenze imprevedibili. Questo processo e’ gia’ in pieno svolgimento  e il fatto che l’Europa stia decidendo di annullare gli accordi presi riguardo alla nuova via della seta lo dimostra in modo inequivocabile. Chi sostituira’ i capitali cinesi in fuga? La FED  e la BCE creeranno altri miliardi di dollari e di euro ex nihilo per far fronte ad una tale situazione ( con ovvie conseguenze sulle dinamiche inflattive dell’economia occidentale)?  L’establishment USA ha tutti i motivi per essere seriamente preoccupato dal momento che anche la dinamica del debito pubblico USA sembra si stia avvitando su se stessa. Le emissioni di titoli di stato USA stanno crescendo a ritmi esponenziali ( e cosi’, di conseguenza, gli interessi da pagare sugli stessi) ed in queste circostanze e’ ovvio che il crack e’ solo questione di tempo. Al tempo stesso appare sempre piu’ chiaro che l’errore geopolitico e geostrategico commesso in Europa orientale ci impone una spesa economica che di fatto l’occidente, in queste condizioni economiche e finanziarie, non puo’ permettersi. La prospettiva di una rapida vittoria militare della NATO in Europa orientale si e’ scontrata con una realta’ poco favorevole, militarmente ed economicamente parlando. E la guerra di logoramento condotta da Mosca ci consuma ogni giorno di piu’. I cinesi, alla fine, forniranno “un salvagente” alla geopolitica di Washington , Londra e Bruxelles ( che si sono rivelate, improvvisamente , delle tigri di carta rispetto ai loro rivali geopolitici)?  Noi crediamo che tanto a Mosca quanto a Pechino vogliano offrire una via d’uscita al cul de sac in cui l’occidente si e’ infilato. Ma per far questo l’impero anglosassone deve abbandonare le sue pretese egemoniche sul mondo intero e garantire un accordo di lungo respiro che coinvolga Mosca e Pechino nell’architettura del sistema di potere geopolitico e geoeconomico del mondo. In assenza di passi concreti in questo senso e’ altamente probabile che il mondo piombi nei prossimi anni in una sorta di “interregno geopolitico” in cui manchi una guida nei processi di profondo cambiamento che il corso della  storia impone ormai, prepotentemente, agli equilibri di potere oggi esistenti. Il che potrebbe “costellare” la geopolitica degli anni a venire di una serie indefinita di conflitti in grado di scuotere il mondo intero. 

CONCLUSIONI:

Lo tsunami geopolitico e geoeconomico che si prepara per gli anni a venire sara’ foriero di cambiamenti epocali nei rapporti di forza esistenti fra le maggiori realta’ geopolitiche del pianeta. Tale sviluppi potrebbero provocare, come gia’ detto, una sorta di vacanza del potere mondiale che impedirebbe di guidare ( in modo ordinato) tali processi verso un nuovo equilibrio tra le parti. Questo scenario potrebbe condurre a gravi sconvolgimenti mondiali ( di cui quelli odierni non sarebbero che prodromi) il cui impatto e le cui conseguenze non possono ora essere oggetto di discussione. Auspichiamo che prevalga la ragionevolezza da entrambe le parti affiche’ il processo di trasferimento del potere da occidente ad oriente (translatio imperii)  avvenga nel modo piu’ “morbido” possibile. Altrimenti non ci rimarra’ che assistere ad uno scenario molto simile a quello delle due guerre mondiali del XX  secolo con tutta la scia di distruzione e di tragedia che hanno arrecato all’umanita’. Il sentimento ci porta a considerare l’ipotesi (anzi la necessita’) del compromesso. La ragione, ahime’, ad una condizione di “interregno geopolitico” e di lotta ,fino alla estreme conseguenze, per il potere mondiale. La storia ci insegna che l’uomo e’ dominato dalla brama di potere e di dominio. E che tale brama non l’abbandona fino a quando non lo si mette in condizione di abbandonarla ( con la forza). Speriamo di sbagliarci. E di vivere una nuova  “eta’ dell’oro” in occidente. Che Dio protegga l’occidente. E che lo illumini sul giusto percorso da seguire.

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