La politica estera USA e l’impasse in medio oriente. I nodi irrisolti della geopolitica dell’occidente

LA POLITICA ESTERA USA E L’IMPASSE IN MEDIO ORIENTE

Alla fine, non ostante le roboanti dichiarazioni bellicose dei primi giorni di crisi, sembra che la leadership politica occidentale si sia resa conto della trappola mortale che Mosca e Pechino hanno preparato in medio oriente. E delle implicazioni, belliche ed economiche, che avrebbe sia sulla guerra mondiale in corso sia sulle gia’ provate finanze occidentali. E’ per questo che l’establishment occidentale ha prontamente fatto macchina indietro sulla questione dell’attacco di terra a Gaza e sulla possibilita’ di un attacco diretto (preventivo) contro Teheran. Attacco che richiederebbe forze di cui al momento l’occidente non dispone e che comporterebbe costi di fatto insostenibili. Anche considerando il fatto che una simile guerra non sarebbe limitata all’aria ( con bombardamenti sulle strutture militari iraniane e siriane) ma richiederebbe l’intervento, in modo massiccio, di “boots on the ground”. In quantita’ tale da richiedere uno sforzo economico e finanziario che riteniamo, al momento, insostenibile per l’occidente nel suo insieme. Una tale mossa poi sbilancerebbe la forza militare della NATO su uno scacchiere geopolitico di secondaria importanza dal momento che il vero obbiettivo della geopolitica dell’impero anglosassone rimane la Cina ( ed il suo alleato russo). Abbiamo gia’ avuto modo di evidenziare come tale crisi, in effetti, sia del tutto funzionale agli interessi di Pechino (GUERRA IN ISRAELE, SCENARI GEOPOLITICI MONDIALI (geopolitika.it)). La quale impegnando ingenti forze occidentale in uno scacchiere geopolitico ormai del tutto ostile alle mire di Washington e Londra, ne esaurirebbe le riserve di armi e munizioni e renderebbe impossibile un maggiore impegno militare in estremo oriente nonche’ un intervento in favore di Taiwan nel caso Pechino muovesse guerra all’isola ribelle ( come ha ripetutamente dichiarato di voler fare qualora fosse impossibile un ricongiungimento spontaneo). La fornitura poi di tecnologia avanzatissima all’ Iran ( ed alle fazioni ad esso legate) rischierebbe di trasformare la guerra in un micidiale insuccesso con conseguenze imprevedibili sull’economia e la solidita’ militare dell’occidente. Anche l’ombrello aereo e navale offerto ad Israele dalla flotta angloamericana ( intervenuta prontamente nel mediterraneo orientale in soccorso dell’alleato) per quanto utile non sarebbe sufficiente per decidere le sorti del conflitto. Se poi Mosca fornisse a Teheran, a Damasco ed al movimento Hezbollah strumenti jamming di ultima generazione e sistemi antiaerei e antimissile d’avanguardia ( di cui dispone) la guerra si trasformerebbe in un incubo per Washington e Londra e comporterebbe perdite significative di aeromobili e probabilmente anche di unita’ navali. D’altronde l’attacco di Hamas ad Israele la dice lunga su cosa sia stato effettivamente gia’ fornito alle forze antiisraeliane in medio oriente e di quanto sia pericoloso e micidiale. Senza tali strumenti di guerra (elettronica e non) non sarebbe stato possibile quello che e’ successo. Ovvero non sarebbe stato possibile accecare i sistemi radar e di rilevamento di Tel Aviv in modo apparentemente cosi facile. Questo e’ uno dei noccioli della questione. E spiegherebbe, insieme alla considerazioni geopolitiche e geostrategiche sopra esposte, perche’  l’occidente si astiene dall’intervenire massicciamente  in tale scacchiere geopolitico e perche’ stia disperatamente trattando affinche’ lo scontro non degeneri in un conflitto piu’ ampio che sarebbe fatale ai propri  interessi geopolitici. Anche a costo di perdere la faccia e di accettare una sconfitta che ne leda  l’immagine.

LA POLITICA ESTERA USA ED I NODI IRRISOLTI DELLA GEOPOLITICA ANGLOSASSONE

Gli sviluppi geopolitici maturati in medio oriente ci avvertono di come i rapporti di forza nel mondo stiano effettivamente mutando. E di come, al tempo stesso, la politica estera USA sia incapace di adattarsi ai profondi cambiamenti in corso. Vittima di una pretesa egemonica che appare non solo oramai anacronistica ma anche del tutto priva di forza. Dal momento che non solo questa non e’ piu’ giustificata dai numeri di un’economia ( quella occidentale che , per quanto ancora grande, non rappresenta piu’ il motore economico del mondo) in progressivo ridimensionamento ma non e’ nemmeno motivata da una superiorita’ militare che ,di fatto, sembra essere presente solo nelle menti degli strateghi inglesi e statunitensi. E poi c’e’ quella che noi definiamo la “questione delle risorse”. L’occidente ha le risorse per un confronto su larga scala che avvenga contemporaneamente su tre distinti scacchieri geopolitici ( quello dell’Europa dell’est, quello mediorientale e quello dell’estremo oriente) ? Secondo noi no, anche considerando gli sviluppi bellici su teatri geopolitici secondari ( come quello africano) che richiedono ( e richiederanno) ulteriori sforzi da parte di Washington, Bruxelles e Londra. Le cose sarebbero certamente piu’ favorevoli per l’establishment occidentale se i suoi desiderata relativi al conflitto ucraino si fossero materializzati. Ma non essendo stato possibile indebolire e sconfiggere la Russia (GEOPOLITICA OGGI, SCENARIO GEOPOLITICO MONDIALE (geopolitika.it)) oggi ci troviamo impantanati in una guerra di logoramento che richiede sforzi economici sempre maggiori senza che all’orizzonte si intraveda un collasso od anche solo un indebolimento del governo di Putin. E saremo costretti a portare avanti questa impresa fintanto che a Washington e Londra non si rassegneranno all’evidenza. Tutto cio’ associato alla nuova realta’ di un mondo in cui i paesi produttori di materie prime stanno, de facto, svincolando il controllo dei prezzi delle stesse dalle grinfie e dalle manipolazioni della finanza occidentale. Il che ,come abbiamo gia’ avuto modo di sottolineare (GEOPOLITICA DELL’OCCIDENTE, TRANSIZIONE ENERGETICA (geopolitika.it)), lega le mani alla “fabbrica del denaro” (ovvero all’azione delle banche centrali occidentali) a causa di un inflazione galoppante che non permette ( e probabilmente non permettera’ piu’) la stampa incontrollata di denaro ed una politica monetaria accomodante ( con ricadute e conseguenze sulle economie occidentali piu’ che evidenti). Tutte queste criticita’  rappresentano una minaccia mortale per l’agonizzante egemonia occidentale sul pianeta. Tanto piu’ oggi che la sua macchina bellica, la piu’ potente del mondo fino a qualche anno fa, sembra non riuscire piu’ a prevalere su quelle dei suoi antagonisti geopolitici ( riportandoli all’ordine) ed ad imporre, come spesso successo in passato, l’accettazione forzata dell’ “imperium” anglosassone sul mondo.

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